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PHP

Una semplice guida del linguaggio PHP, fornito da PHP.html.it.

Lezione01: Cosa è PHP

Lezione02: La programmazione web: lato client e lato server

Lezione03: Caratteristiche e vantaggi di PHP

Lezione04: PHP e l'HTML

Lezione05: La struttura sintattica del linguaggio

Lezione06: I commenti

Lezione07: Le variabili

Lezione08: I tipi di dato

Lezione09: Espressioni e operatori aritmetici di PHP

Lezione10: Gli operatori logici e le espressioni booleane in PHP

Lezione11: Le espressioni

Lezione12: Istruzione If

Lezione13: Istruzioni Else e Elseif

Lezione14: Istruzione Switch e operatore ternario

Lezione15: I cicli: for, while e do

Lezione16: Gli array

Lezione17: Le funzioni in PHP: gestire le variabili

Lezione18: Le funzioni in PHP: gestire le stringhe

Lezione19: Le funzioni in PHP: gestire gli array

Lezione20: Le funzioni in PHP: gestire le date

Lezione21: Scrivere funzioni personalizzate

Lezione22: Scope e argomenti facoltativi

Lezione23: Le variabili GET e POST

Lezione24: Mantenere lo stato: i cookie

Lezione25: Mantenere lo stato: le sessioni

Lezione26: Accedere ai file

Lezione27: Utilizzare SQLite

Lezione28: Interrogare database MySQL

Lezione29: La configurazione di PHP

 

Lezione01: Cos'è PHP

A metà degli anni Novanta il Web era ancora formato in gran parte da pagine statiche, cioè da documenti HTML il cui contenuto non poteva cambiare fino a quando qualcuno non interveniva manualmente a modificarlo. Con l'evoluzione di Internet, però, si cominciò a sentire l'esigenza di rendere dinamici i contenuti, cioè di far sì che la stessa pagina fosse in grado di proporre contenuti diversi, personalizzati in base alle preferenze degli utenti, oppure estratti da una base di dati (database) in continua evoluzione.
PHP nasce nel 1994, ad opera di Rasmus Lerdorf, come una serie di macro la cui funzione era quella di facilitare ai programmatori l'amministrazione delle homepage personali: da qui trae origine il suo nome, che allora significava appunto Personal Home Page. In seguito, queste macro furono riscritte ed ampliate fino a comprendere un pacchetto chiamato Form Interpreter (PHP/FI).
Essendo un progetto di tipo open source (cioè "codice aperto", quindi disponibile e modificabile da tutti), ben presto si formò una ricca comunità di sviluppatori che portò alla creazione di PHP 3: la versione del linguaggio che diede il via alla crescita esponenziale della sua popolarità. Tale popolarità era dovuta anche alla forte integrazione di PHP con il Web server Apache (il più diffuso in rete), e con il database MySQL. Tale combinazione di prodotti, integralmente ispirata alla filosofia del free software, diventò ben presto vincente in un mondo in continua evoluzione come quello di Internet.
Alla fine del 1998 erano circa 250.000 i server Web che supportavano PHP: un anno dopo superavano il milione. I 2 milioni furono toccati in aprile del 2000, e alla fine dello stesso anno erano addirittura 4.800.000. Il 2000 è stato sicuramente l'anno di maggiore crescita del PHP, coincisa anche con il rilascio della versione 4, con un nuovo motore (Zend) molto più veloce del precedente ed una lunga serie di nuove funzioni, fra cui quelle importantissime per la gestione delle sessioni. La crescita di PHP, nonostante sia rimasta bloccata fra luglio e ottobre del 2001, è poi proseguita toccando quota 7.300.000 server alla fine del 2001, per superare i 10 milioni alla fine del 2002, quando è stata rilasciata la versione 4.3.0. La continua evoluzione dei linguaggi di programmazione concorrenti e l'incremento notevole dell'utilizzo del linguaggio anche in applicazioni enterprise ha portato la Zend a sviluppare una nuova versione del motore per supportare una struttura ad oggetti molto più rigida e potente.
Nasce così PHP 5, che si propone come innovazione nell'ambito dello sviluppo web open source soprattutto grazie agli strumenti di supporto professionali forniti con la distribuzione standard ed al grande sforzo di Zend che, grazie alla partnership con IBM, sta cercando di spingere sul mercato soluzioni di supporto enterprise a questo ottimo linguaggio. Lo sviluppo di PHP procede comunque con due progetti paralleli che supportano ed evolvono sia la versione 4 che la versione 5. Questa scelta è stata fatta poichè tuttora sono pochi i fornitori di hosting che hanno deciso di fare il porting dei propri server alla nuova versione del linguaggio.
Oggi PHP è conosciuto come PHP: Hypertext Preprocessor, ed è un linguaggio completo di scripting, sofisticato e flessibile, che può girare praticamente su qualsiasi server Web, su qualsiasi sistema operativo (Windows o Unix/Linux, ma anche Mac, AS/400, Novell, OS/2 e altri), e consente di interagire praticamente con qualsiasi tipo di database (SQLite, MySQL, PostgreSQL, SQL Server, Oracle, SyBase, Access e altri). Si può utilizzare per i più svariati tipi di progetti, dalla semplice home page dinamica fino al grande portale o al sito di e-commerce.

Lezione02: La programmazione web: lato client e lato server

Parlando di PHP e di altri linguaggi di scripting può capitare di sentir citare le espressioni "lato client" e "lato server": per chi non è esperto della materia, tali definizioni possono suonare un po' misteriose. Proviamo a chiarire questi concetti: vediamo come funziona, in maniera estremamente semplificata, la richiesta di una pagina Web. L'utente apre il suo browser e digita un indirizzo Internet, ad esempio www.nostrosito.it/pagina1.html: a questo punto il browser si collega al server www.nostrosito.it e gli chiede la pagina pagina1.html. Tale pagina contiene esclusivamente codice HTML: il server la prende e la spedisce al browser, così com'è (insieme ad eventuali file allegati, ad esempio immagini). Il nostro utente quindi avrà la possibilità di visualizzare questa pagina.
Supponiamo ora che l'utente richieda invece la pagina pagina2.php: questa, contrariamente a quella di prima, non contiene solo codice HTML, ma anche PHP. In questo caso il server, prima di spedire la pagina, esegue il codice PHP, che in genere produce altro codice HTML: ad esempio, PHP potrebbe controllare che ore sono e generare un messaggio di questo tipo: "Buon pomeriggio, sono le 17.10!" oppure: "Ehi, che ci fai alzato alle 4 del mattino?". Dopo l'esecuzione, la pagina non conterrà più codice PHP, ma solo HTML. A questo punto è pronta per essere spedita al browser. (Ovviamente, il file che non contiene più codice PHP non è quello "originale", ma la "copia" che viene spedita al browser. L'originale rimane disponibile per le prossime richieste.) Quindi l'utente vede solo il codice HTML, e non ha accesso al codice PHP che ha generato la pagina.
Per comprendere ancora meglio questo concetto, confrontiamo PHP con un altro linguaggio di scripting molto diffuso sul Web, cioè JavaScript, che di solito viene usato come linguaggio "lato client": JavaScript infatti viene eseguito non dal server, ma dal browser dell'utente (il client, appunto). JavaScript ci consente di eseguire operazioni che riguardano il sistema dell'utente, come ad esempio aprire una nuova finestra del browser, o controllare la compilazione di un modulo segnalando eventuali errori prima che i dati vengano spediti al server. Ci permette anche di avere un'interazione con l'utente: ad esempio, possiamo far sì che quando il mouse passa su una determinata immagine, tale immagine si modifichi.
Per svolgere tutti questi compiti, JavaScript deve essere eseguito sul sistema dell'utente: per questo il codice JavaScript viene spedito al browser insieme al codice HTML. Quindi l'utente ha la possibilità di visualizzarlo, contrariamente a ciò che accade con PHP. Abbiamo citato alcune utili funzioni svolte da JavaScript sul browser dell'utente: PHP, essendo eseguito sul server, non è in grado di svolgere direttamente queste funzioni. Ma attenzione: questo non significa che non sia in grado ugualmente di controllarle! Infatti PHP svolge principalmente la funzione di 'creare' il codice della pagina che viene spedita all'utente: di conseguenza, così come può creare codice HTML, allo stesso modo può creare codice JavaScript. Questo significa che PHP ci può permettere, ad esempio, di decidere se ad un utente dobbiamo spedire il codice JavaScript che apre una nuova finestra, oppure no. In pratica, quindi, lavorando sul lato server abbiamo il controllo anche del lato client. Rimane un ultimo dettaglio da svelare: come fa il server a sapere quando una pagina contiene codice PHP che deve essere eseguito prima dell'invio al browser? Semplice: si basa sull'estensione delle pagine richieste.
Nell'esempio che abbiamo visto prima, pagina1 aveva l'estensione .html, mentre pagina2 aveva l'estensione .php: sulla base di questo, il server sa che nel secondo caso deve eseguire PHP, mentre nel primo può spedire il file così com'è. In realtà il server deve essere istruito per poter fare ciò: generalmente gli si dice di eseguire PHP per le pagine che hanno estensione .php. È possibile comunque assegnargli qualsiasi altra estensione (fino a qualche anno fa veniva utilizzata phtml, anche se ormai la pratica è caduta in disuso). Si possono utilizzare anche le estensioni standard .htm e .html, ma ciò significherebbe chiamare PHP per tutte le pagine richieste, anche se non contengono codice PHP: questo rallenterebbe inutilmente il lavoro del server e dunque è meglio evitarlo.

Lezione03: Caratteristiche e vantaggi di PHP

A fronte di quello detto precedentemente va precisato che PHP non è l'unico linguaggio lato server disponibile per chi si appresta a sviluppare pagine web. Sono disponibili varie alternative, sia proprietarie che open source, ed ognuna di queste ha i suoi pregi ed i suoi difetti. Dato che il paragone tra due linguaggi di programmazione di buon livello è spesso soggettivo, in questa sede preferisco descrivere in modo semplice le caratteristiche di PHP ed i vantaggi che queste possono portare allo sviluppatore, lasciando a voi l'eventuale compito di confrontarlo con altri strumenti.
La versione di PHP su cui si basa questa guida (la 5.1.2) implementa soluzioni avanzate che permettono un controllo completo sulle operazioni che possono essere svolte dal nostro server web. L'accesso ai cookie ed alle sessioni è molto semplice ed intuitivo, avvenendo attraverso semplici variabili (vedi paragrafo relativo) che possono essere accedute da qualunque posizione all'interno del codice.
PHP ha una lunga storia legata esclusivamente al web, e per questo motivo esistono moltissime librerie testate e complete per svolgere i compiti più diversi: abbiamo strumenti per la gestione delle template, librerie che permettono la gestione completa di un mail server, sia in invio che in ricezione e molto altro ancora. A supporto di tutto questo bisogna dire che il modulo per eseguire script PHP è ormai installato di default sui server di hosting, e che la comunità di sviluppatori risolve molto velocemente i bug che si presentano agli utenti.
A supporto di PHP, sia Zend che la comunità php.net, hanno associato una serie di strumenti molto utili:
  • Il repository PEAR che contiene decine di classi ben organizzate e documentate per svolgere la maggior parte delle operazioni ad alto e basso livello richieste durante lo sviluppo di applicazioni web. Tra queste ricordiamo il layer di astrazione per l'accesso ai database, le classi per il debugging ed il logging, quelle per la generazione di grafici avanzati e quelle per la gestione delle template. Ne abbiamo parlato diffusamente in un nostro articolo.
  • Il repository PECL che contiene molte estensioni native che estendono le potenzialità del linguaggio con funzionalità di basso livello ad alte prestazioni. Abbiamo sistemi di cache ed ottimizzazione del codice intermedio generato durante l'esecuzione di script PHP, sistemi per il debugging avanzato ed il profiling del codice e molto altro.
  • Il template engine Smarty, uno dei più robusti ed utilizzati template engine per PHP in circolazione. Ne abbiamo parlato diffusamente in un nostro articolo.
  • A tutto questo va aggiunto che la funzione di Zend con IBM sta portando allo sviluppo di strumenti di supporto professionali per gli sviluppatori, quali Zend Studio 5.0, Zend Safe Guard ed altri strumenti che coprono perfettamente tutto il processo di sviluppo e mantenimento del software.
Non è tutto rose e fiori purtroppo: per esempio il fatto che PHP venga distribuito in due versioni differenti (tuttora la 4 e la 5) limita gli sviluppatori nell'utilizzo delle caratteristiche della nuova versione, dato che la maggior parte dei servizi di hosting continuano ad aggiornare quella precedente. Oltretutto il fatto che PHP funzioni ad estensioni non è sempre un vantaggio, dato che spesso e volentieri i vari servizi di hosting hanno configurazioni differenti. Un'altra lacuna, che obbliga gli sviluppatori a sviluppare codice specifico per raggirarla, è la mancanza del supporto per caratteri Unicode che rende più complicato lo sviluppo di applicazioni multilingua per paesi che accettano caratteri speciali all'interno delle loro parole. Fortunatamente la versione 6 di PHP (che è tutt'ora in sviluppo) includerà nativamente questo supporto.
Insomma: PHP è un ottimo linguaggio, leader tra quelli open source per lo sviluppo web, molto semplice da imparare e subito produttivo. Oltretutto ha una serie di strumenti di appoggio molto completi e con la versione 5 un robusto supporto per la programmazione ad oggetti. Anche se con qualche difetto, penso sia la scelta più adeguata per un gran numero di situazioni.

Lezione04: PHP e l'HTML

PHP è un linguaggio la cui funzione fondamentale è quella di produrre codice HTML, che è quello dal quale sono formate le pagine Web. Ma, poichè PHP è un linguaggio di programmazione, abbiamo la possibilità di analizzare diverse situazioni (l'input degli utenti, i dati contenuti in un database) e di decidere, di conseguenza, di produrre codice HTML condizionato ai risultati dell'elaborazione. Questo è, in parole povere, il Web dinamico. Come abbiamo visto precedentemente, quando il server riceve una richiesta per una pagina PHP, la fa analizzare dall'interprete del linguaggio, il quale restituisce un file contenente solo il codice che deve essere inviato al browser (in linea di massima HTML, ma può esserci anche codice JavaScript, fogli di stile CSS o qualunque altro contenuto fruibile da un browser, come immagini e documenti Pdf).
Detto questo, come avviene la produzione di codice HTML? La prima cosa da sapere è come fa l'interprete PHP a discernere quale porzione di un file contiene codice da elaborare e quale codice da restituire solamente all'utente. Questa fase di riconoscimento è molto importante, dato che permette a PHP di essere incluso all'interno di normale codice HTML in modo da renderne dinamica la creazione. Il codice PHP deve essere compreso fra appositi tag di apertura e di chiusura, che sono i seguenti:
<?php //tag di apertura
?>    //tag di chiusura
Tutto ciò che è contenuto fra questi tag deve corrispondere alle regole sintattiche del PHP, ed è codice che sarà eseguito dall'interprete e non sarà inviato direttamente al browser al browser. Per generare l'output da inviare al browser attraverso codice PHP viene normalmente utilizzato il costrutto echo. Vediamo un semplice esempio, composto da codice HTML e codice PHP (il codice PHP è evidenziato in rosso):
<html>
<head>
  <title>
    <?php 
      echo "Pagina di prova PHP";
    ?>
  </title>
</head>
<body>
  <?php
    echo "Buona giornata!";
  ?>
</body>
</html>
Questo banalissimo codice produrrà un file HTML il cui contenuto sarà semplicemente:
<html>
<head>
  <title>
    Pagina di prova PHP
  </title>
</head>
<body>
  Buona giornata!
</body>
</html>
Quindi l'utente vedrà sul suo browser la riga "Buona giornata!". È opportuno ricordare che il dato da inviare al browser che segue il comando echo può essere racchiuso tra parentesi e che al comando possono essere date in input più stringhe (questo è il nome che viene dato ad una ripetizione di qualunque carattere compreso tra due apici singoli (' ') o doppi (" ")), separate da virgole, così:
echo "Buongiorno a tutti!", "<br />\n", "È una bellissima giornata";
Se si decide di utilizzare il separatore virgola, non possono essere utilizzate le parentesi. Nel prosieguo del corso useremo spesso il verbo 'stampare' riferito alle azioni prodotte dal comando echo o da istruzioni con funzionalità analoghe (quali print, sprintf e altro): ricordiamoci però che si tratta di una convenzione, perchè in questo caso la 'stampa' non avviene su carta, ma sull'input che verrà inviato al browser!
Facciamo caso ad un dettaglio: nelle istruzioni in cui stampavamo "Buongiorno a tutti", abbiamo inserito, dopo il <br />, il simbolo \n. Questo simbolo ha una funzione abbastanza importante nella programmazione e nello scripting che serve più che altro per dare leggibilità al codice HTML che stiamo producendo. Infatti PHP, quando trova questa combinazione di caratteri fra virgolette, li trasforma in un carattere di ritorno a capo: questo ci permette di controllare l'impaginazione del nostro codice HTML. Bisogna però stare molto attenti a non confondere il codice HTML con il layout della pagina che l'utente visualizzerà sul browser: infatti, sul browser è solo il tag <br /> che forza il testo ad andare a capo.
Quando questo tag non c'è, il browser allinea tutto il testo proseguendo sulla stessa linea (almeno fino a quando gli altri elementi della pagina e le dimensioni della finestra non gli "consigliano" di fare diversamente), anche se il codice HTML ha un ritorno a capo.
Vediamo di chiarire questo concetto con un paio di esempi:
<?php
echo "prima riga\n";
echo "seconda riga<br />";
echo "terza riga"; 
?> 
Questo codice php produrrà il seguente codice HTML:
prima riga 
seconda riga<br />terza riga
mentre l'utente, sul browser, leggerà:
prima riga seconda riga
terza riga
Questo perchè il codice PHP, mettendo il codice 'newline' dopo il testo 'prima riga', fa sì che il codice HTML venga formato con un ritorno a capo dopo tale testo. Il file ricevuto dal browser quindi andrà a capo proprio lì. Il browser, però, non trovando un tag che gli indichi di andare a capo, affiancherà la frase 'prima riga' alla frase 'seconda riga', limitandosi a mettere uno spazio fra le due. Successivamente accade l'esatto contrario: PHP produce un codice HTML nel quale il testo 'seconda riga' è seguito dal tag <br />, ma non dal codice 'newline'. Per questo, nel file HTML, 'seconda riga<br />' e 'terza riga' vengono attaccati. Il browser, però, quando trova il tag <br /> porta il testo a capo.
Avrete forse notato che in fondo ad ogni istruzione PHP abbiamo messo un punto e virgola; infatti la sintassi del PHP prevede che il punto e virgola debba obbligatoriamente chiudere ogni istruzione. Ricordiamoci quindi di metterlo sempre, con qualche eccezione che vedremo più avanti. Da quanto abbiamo detto finora emerge una realtà molto importante: chi vuole avvicinarsi al PHP deve già avere una conoscenza approfondita di HTML e di tutto quanto può far parte di una pagina web (si consiglia per questo di leggere le nostre Guide all'HTML, al JavaScript, e ai CSS).
Questo perchè lo scopo principale di PHP è proprio la produzione di questi codici (anche se va ricordato che può essere utilizzato per scopi differenti, come linguaggio di shell o per la creazione di applicazioni desktop grazie all'estensione PHP-GTK).

Lezione05: La struttura sintattica del linguaggio

Nel paragrafo precedente abbiamo visto che PHP necessita di una coppia di tag per l'apertura e la chiusura del codice contenuto in un file richiesto da un Web Server. Si tratta dei tag
<?php
.....
?>
Abbiamo però la possibilità di usare anche alcune sintassi alternative, che sono comunque sconsigliate per permettere una corretta distribuzione e portabilità dei propri progetti. In primo luogo, in script scritti in versioni precedenti di PHP, potremmo trovare il classico tag <script> con specificato esplicitamente il linguaggio PHP:
<script language="php">
.......
</script>
Un'altra possibilità è quella di usare i tag brevi, che devono essere abilitati manualmente modificando le impostazioni del file di configurazione php.ini:
<?
....
?> 
Ricordiamoci tuttavia che in PHP 5 la configurazione standard disabilita i tag brevi. Un'ultima possibilità è quella di usare i tag in "stile ASP":
<%
....
%>
Anche questi però devono essere abilitati in php.ini e sono praticamente inutilizzati dalla maggior parte dei programmatori. Tutta questa varietà di sintassi è causata dalla volontà degli sviluppatori di mantenere la retrocompatibilità con le vecchie versioni che, a causa di scelte differenti di design, permettevano l'utilizzo di tag alternativi. È bene ricordare che rimane buona pratica utilizzare i tag completi evitando se possibile i tag brevi ed escludendo le altre possibilità.
Per chi non ci avesse fatto caso, puntualizzo un concetto molto importante: i tag delimitano il codice PHP, ed il codice contenuto al loro interno non sarà inviato al browser, ma compilato e eseguito. Da questo potremmo dedurre che tutto ciò che sta fuori da questi tag non verrà toccato da PHP, che si limiterà a passarlo al browser così com'è, eventualmente ripetendolo in base a situazioni particolari che vederemo in seguito. In linea di massima è bene ricordare che scrivere:
<?php
echo "<strong>";
?>
prova</strong>
e:
<strong>prova</strong>
(o qualsiasi altra combinazione) restituisce lo stesso risultato.

Lezione06: I commenti

Un altro argomento molto importante legato alla sintassi di PHP sono i commenti. Chi ha esperienza, anche minima, di programmazione, sa bene che molte volte i commenti si rivelano di importanza decisiva quando si tratta di mettere le mani su un programma realizzato da qualcun altro, e anche quando il programma è stato scritto da noi stessi, soprattutto se è passato qualche tempo dalla realizzazione. I commenti svolgono un ruolo fondamentale in questa fase di "rivisitazione" del codice, in quanto possono facilitare di molto la comprensione di passaggi apparentemente oscuri.
È bene quindi non risparmiare mai un commento quando possibile (senza comunque esagerare altrimenti, al posto di chiarire il codice lo renderete ancora più illeggibile), anche perchè il loro utilizzo non appesantisce l'esecuzione dello script (l'interprete PHP salta tutte le parti che riconosce come commenti), nè il trasferimento della pagina al browser (infatti i commenti, essendo contenuti all'interno del codice PHP, fanno parte di ciò che non viene inviato al browser).
Abbiamo tre diverse possibilità per posizionare i commenti all'interno del nostro codice: la prima è l'uso dei commenti in stile C++, caratterizzati da due barre:
<?php
// Commento in stile C++
?>
La seconda sono i commenti in stile Perl e Python, contraddistinti dall'uso del cancelletto (anche se ormai obsoleti e poco utilizzati):
<?php
# Commento in stile Perl
# e python
?>
Entrambi questi tipi di commenti sono limitati ad una sola riga: l'interprete PHP, quando trova le barre o il cancelletto, salta tutto ciò che si trova da quel punto fino al termine della riga. Questo ci permette di porre il commento anche sulla stessa riga del codice commentato, così:
<?php
echo 'Buongiorno a tutti <br />';
//stampo un messaggio di saluto
print 'Esclusi quelli antipatici';
# faccio una precisazione
// Questa riga contiene solo commento
?>
L'ultimo tipo di commento che abbiamo a disposizione permette di specificare commenti multilinea senza dover ripetere i caratteri ogni nuova riga grazie ad una coppia di caratteri utilizzati per l'apertura e la chiusura. Tutto il codice che segue /* viene considerato commento da PHP finchè non incontra la serie di caratteri */. Un semplice esempio:
<?php

/*
Questo è un commento
multiriga specificando
utilizzando la stessa sintassi
usata in Java e C
*/
echo /* commento */ "Ciao a tutti" /* i commenti vengono saltati*/;

?>
Riguardo i commenti multilinea, è importante ricordare che non possono essere innestati e che comunque rappresentano un separatore per l'interprete PHP. Per questo motivo le seguenti sintassi sono errate:
<?php
/*
Commento /*
multilinea
*/
Qui verrà generato un errore ...
*/

ec/* questa sintassi è errata */ho "prova";

?>
La scelta di quale tipo di commento utilizzare è solitamente soggettiva, anche se spesso vengono utilizzati i commenti multiriga per documentare il codice e quelli a riga singola per aggiungergli dei semplici appunti sul funzionamento logico.

Lezione07: Le variabili

Le variabili sono componenti fondamentali di qualsiasi linguaggio di programmazione, in quanto ci consentono di trattare i dati del nostro programma senza sapere a priori quale sarà il loro valore. Possiamo immaginare una variabile come una specie di contenitore all'interno del quale viene conservato il valore che ci interessa, e che può cambiare di volta in volta.
In PHP possiamo scegliere il nome delle variabili usando lettere, numeri ed il trattino di sottolineatura, o underscore (_). Il primo carattere del nome deve essere però una lettera o un underscore (non un numero).
Dobbiamo inoltre ricordare che il nome delle variabili è sensibile all'uso delle maiuscole e delle minuscole: di conseguenza, se scriviamo due volte un nome di variabile usando le maiuscole in maniera differente, per PHP si tratterà di due variabili distinte!
In PHP il nome delle variabili è preceduto dal simbolo del dollaro ($). PHP ha una caratteristica che lo rende molto più flessibile rispetto ad altri linguaggi di programmazione: non richiede, infatti, che le variabili vengano dichiarate prima del loro uso. Possiamo quindi permetterci di riferirci ad una variabile direttamente con la sua valorizzazione:
<?php
  $a = 5;
?>
Con questa riga di codice definiamo la variabile a, assegnandole il valore 5. In fondo all'istruzione abbiamo il punto e virgola, che, come già accennato in precedenza, deve chiudere tutte le istruzioni PHP. L'utilità di una variabile diventa fondamentale nel momento in cui è possibile utilizzarla all'interno di espressioni matematiche o logiche. Vediamo un semplice esempio:
<?php
  $a = 9;
  $b = 4;
  $c = $a * $b;

  echo "Il risultato dell'operazione (9 * 4) è :";
  echo $c;
?>
In questo brano di codice abbiamo valorizzato tre variabili: a, alla quale stavolta abbiamo dato il valore 9; b, a cui abbiamo assegnato il valore 4 e c, che dovrà assumere il valore del prodotto di a e b. Infine abbiamo stampato il risultato ottenuto. Evidentemente, dopo l'esecuzione del codice c varrà 36.
Negli esempi abbiamo visto l'inizializzazione delle variabili, termine che sta ad indicare la prima volta in cui assegniamo un valore ad una variabile. In realtà, possiamo riferirci ad una variabile anche senza che sia stata inizializzata, anche se questa risulta un'operazione sconsigliata e potrebbe generare errori durante l'esecuzione in base ad alcune direttive di configurazione di PHP che vedremo più avanti. Ad esempio, supponendo che nel nostro script non sia stata valorizzata nessuna variabile z, potremmo avere un'istruzione di questo genere:
<?php
  echo $z;
?>
Questo codice non produrrà alcun output, in quanto la variabile z non esiste. Gli errori generati quando si cerca di utilizzare in lettura una variabile non inizializzata sono di tipo E_NOTICE: sono gli errori di livello più basso, cioè meno gravi, che normalmente non vengono mostrati da PHP, ma che possiamo abilitare attraverso il file di configurazione php.ini. Un errore di questo genere in effetti non compromette il buon funzionamento dello script, che infatti viene eseguito regolarmente; però potrebbe essere ugualmente indice di un qualche errore commesso da chi ha scritto il codice. Facciamo un esempio per chiarire meglio quanto esposto:
<?php
  $a = 74;
  $b = 29;
  $risultato = $a + $b;
  echo $risulato;
?>
Questo codice vorrebbe assegnare i valori 74 e 29 a due variabili, poi sommarli e infine stampare il risultato. Però contiene un errore: nell'istruzione di stampa abbiamo indicato la variabile risulato invece che risultato. Chi ha scritto il codice si aspetterebbe di vedere comparire sul browser il risultato 103, invece non troverà proprio nulla, perchè la variabile risulato non è definita, e quindi non ha nessun valore.
Si può perdere anche molto tempo alla ricerca del problema (in realtà questo sembra un problema banalissimo, ed in effetti lo è; però ricordiamoci che un caso del genere potrebbe presentarsi in un contesto molto più complesso, ed inoltre molto spesso un errore semplice come questo si dimostra molto più difficile da scovare per chi lo ha commesso). Qui però la segnalazione di errore di PHP può venirci in aiuto: infatti, se siamo abituati ad utilizzare le variabili nella maniera più corretta, cioè dopo averle inizializzate, un errore come questo ci indica chiaramente che abbiamo sbagliato a scrivere il nome. Per questo il nostro consiglio è quello di tenere abilitata la visualizzazione degli errori anche di tipo E_NOTICE, e di utilizzare le variabili solo se inizializzate o dopo aver controllato la loro esistenza.
In questo modo impareremo da subito a programmare in maniera più corretta e, anche se impiegheremo qualche minuto in più per cominciare, risparmieremo tante ore (e tanto fegato) per il futuro...
Concludiamo questa lezione sulle variabili con un accenno alle variabili dinamiche, pratica tuttora sconsigliata ma che potrebbe capitarvi di incontrare in contesti relativi a script di vecchia fattura; in qualche situazione può presentarsi la necessità di utilizzare delle variabili senza sapere a priori il loro nome. In questi casi, il nome di queste variabili sarà contenuto in ulteriori variabili. Facciamo un esempio: col codice seguente stamperemo a video il contenuto delle variabili pippo, pluto e paperino:
<?php
 $pippo = 'gawrsh!';
 $pluto = 'bau!';
 $paperino = 'quack!';

 $nome = 'pippo';
 echo $$nome.'<br>';
 $nome = 'pluto';
 echo $$nome.'<br>';
 $nome = 'paperino';
 echo $$nome.'<br>';
?>
Il risultato sul browser sarà gawrsh!, bau! e quack!, ciascuno sulla propria riga (infatti ogni istruzione print crea il tag HTML <br> che indica al browser di andare a capo; vedremo più avanti che il punto serve a concatenare i valori che vengono stampati). Il doppio segno del dollaro ci permette infatti di usare la variabile nome come contenitore del nome della variabile di cui vogliamo stampare il valore. In pratica, è come se avessimo detto a PHP: «stampa il valore della variabile che si chiama come il valore della variabile nome». Questo era un esempio banale, e l'uso delle variabili dinamiche era in realtà perfettamente inutile, in quanto sapevamo benissimo come si chiamavano le variabili che ci interessavano. Però in situazioni reali può capitare di trovarsi in un ambito nel quale non sappiamo come si chiamano le variabili, e dobbiamo usare altre variabili per ricavarne il nome, oltrechè il valore.

Lezione08: I tipi di dato

Una variabile può contenere diversi tipi di valori, ognuno dei quali ha un comportamento ed un'utilità differente. Analizzeremo brevemente i tipi di dato che PHP permette di utilizzare all'interno del proprio codice premettendo che PHP, a differenza di altri linguaggi, associa il tipo di dato al valore e non alla variabile (ad esempio possiamo assegnare alla stessa variabile una stringa e poi un numero senza incorrere in alcun errore) ed effettua conversioni automatiche dei valori nel momento in cui siano richiesti tipi di dato differenti (ad esempio in un'espressione).

Valore booleano

I tipi di dato boolean servono per indicare i valori vero o falso all'interno di espressioni logiche. Il tipo booleano è associato alle variabili che contengono il risultato di un'espressione booleana oppure i valori true e false. Vediamo un rapido esempio:
<?php
$vero = true;
$falso = false;
?>

Intero

Un numero intero, positivo o negativo, il cui valore massimo (assoluto) può variare in base al sistema operativo su cui gira PHP, ma che generalmente si può considerare, per ricordarlo facilmente, di circa 2 miliardi (2 elevato alla 31esima potenza).
<?php
$int1 = 129;
$int2 = -715;
$int3 = 5 * 8; //$int3 vale 40
?>

Virgola mobile

Un numero decimale (a volte citato come "double" o "real"). Attenzione: per indicare i decimali non si usa la virgola, ma il punto. Anche in questo caso la dimensione massima dipende dalla piattaforma. Normalmente comunque si considera un massimo di circa 1.8e308 con una precisione di 14 cifre decimali. Si possono utilizzare le seguenti sintassi:
<?php
$vm1 = 4.153; // 4,153
$vm2 = 3.2e5; // 3,2 * 10^5, cioè 320.000
$vm3 = 4E-8; // 4 * 10^-8, cioè 4/100.000.000 = 0,00000004
?>

Stringa

Una stringa è un qualsiasi insieme di caratteri, senza limitazione normalmente contenuto all'interno di una coppia di apici doppi o apici singoli. Le stringhe delimitate da apici sono la forma più semplice, consigliata quando all'interno della stringa non vi sono variabili di cui vogliamo ricavare il valore:
<?php

$frase = 'Anna disse: "Ciao a tutti!" ma nessuno rispose';
echo $frase;

?> 
Questo codice stamperà la frase: 'Anna disse: "Ciao a tutti!" ma nessuno rispose'. Gli apici doppi ci consentono di usare le stringhe in una maniera più sofisticata, in quanto, se all'interno della stringa delimitata da virgolette PHP riconosce un nome di variabile, lo sostituisce con il valore della variabile stessa.
<?php

$nome = 'Anna';
echo "$nome è simpatica... a pochi"; // stampa: Anna è simpatica... a pochi
echo '$nome è simpatica... a pochi'; // stampa: $nome è simpatica... a pochi
echo "{$nome} è simpatica a pochi";  // è una sintassi alternativa, con lo stesso effetto della prima

?> 
Ci sono un paio di regole molto importanti da ricordare quando si usano le stringhe delimitate da apici o virgolette: siccome può capitare che una stringa debba contenere a sua volta un apice o un paio di virgolette, abbiamo bisogno di un sistema per far capire a PHP che quel carattere fa parte della stringa e non è il suo delimitatore. In questo caso si usa il cosiddetto 'carattere di escape', cioè la barra rovesciata (backslash: \). Vediamo alcuni esempi:
<?php

echo 'Torniamo un\'altra volta'; // stampa: Torniamo un'altra volta
echo "Torniamo un'altra volta"; // stampa: Torniamo un'altra volta
echo "Torniamo un\'altra volta"; // stampa: Torniamo un\'altra volta
echo 'Torniamo un'altra volta'; // causa un errore, perchè l'apostrofo viene scambiato per l'apice di chiusura
echo 'Anna disse "Ciao" e se ne andò'; // stampa: Anna disse "Ciao" e se ne andò
echo "Anna disse \"Ciao\" e se ne andò"; // stampa: Anna disse "Ciao" e se ne andò
echo 'Anna disse \"Ciao\" e se ne andò'; // stampa: Anna disse \"Ciao\" e se ne andò
echo "Anna disse "Ciao" e se ne andò"; // errore

?> 
Da questi esempi si può capire che il backslash deve essere utilizzato come carattere di escape quando vogliamo includere nella stringa lo stesso tipo di carattere che la delimita; se mettiamo un backslash davanti ad un apice doppio in una stringa delimitata da apici singoli (o viceversa), anche il backslash entrerà a far parte della stringa stessa, come si vede nel terzo e nel settimo esempio. Il backslash viene usato anche come 'escape di sè stesso', nei casi in cui vogliamo esplicitamente includerlo nella stringa:
<?php

echo "Questo: \"\\\" è un backslash";  // stampa: Questo: "\" è un backslash
echo 'Questo: \'\\\' è un backslash'); // stampa: Questo: '\' è un backslash
echo "Questo: '\' è un backslash");    // stampa: Questo: '\' è un backslash
echo "Questo: '\\' è un backslash");   // stampa: Questo: '\' è un backslash

?> 
Analizziamo il primo esempio: il primo backslash fa l'escape del primo paio di virgolette; il secondo backslash fa l'escape del terzo, che quindi viene incluso nella stringa; il quarto fa l'escape del secondo paio di virgolette. Il secondo esempio equivale al primo, con l'uso degli apici al posto delle virgolette. Negli ultimi due casi non è necessario fare l'escape del backslash, in quanto il backslash che vogliamo stampare non può essere scambiato per un carattere di escape (infatti vicino ad esso ci sono degli apici, che in una stringa delimitata da virgolette non hanno bisogno di escape). Di conseguenza, fare o non fare l'escape del backslash in questa situazione è la stessa cosa, e difatti i due esempi forniscono lo stesso risultato.
Passiamo ad esaminare l'ultimo modo di rappresentare le stringhe: la sintassi heredoc, poco utilizzata se non in situazioni nelle quali è necessario specificare stringhe molto lunghe. Questa ci consente di delimitare una stringa con i caratteri <<< seguiti da un identificatore (in genere si usa EOD, ma è solo una convenzione: è possibile utilizzare qualsiasi stringa composta di caratteri alfanumerici e underscore, di cui il primo carattere deve essere non numerico: la stessa regola dei nomi di variabile). Tutto ciò che segue questo delimitatore viene considerato parte della stringa, fino a quando non viene ripetuto l'identificatore seguito da un punto e virgola. Attenzione: l'identificatore di chiusura deve occupare una riga a sè stante, deve iniziare a colonna 1 e non deve contenere nessun altro carattere (nemmeno spazi vuoti) dopo il punto e virgola.
<?php

$nome = "Paolo";
$stringa = <<<EOD
Il mio nome è $nome
EOD;
echo $stringa;

?>
Questo codice stamperà 'Il mio nome è Paolo'. Infatti la sintassi heredoc risolve i nomi di variabile così come le virgolette. Rispetto a queste ultime, con questa sintassi abbiamo il vantaggio di poter includere delle virgolette nella stringa senza farne l'escape:
<?php

$frase = "ciao a tutti";
$stringa = <<<EOT
Il mio saluto è "$frase"
EOT;
echo $stringa;

?>
In questo caso stamperemo 'Il mio saluto è "ciao a tutti"'.

Array

Possiamo considerare un array come una variabile complessa, che contiene una serie di valori, ciascuno dei quali caratterizzato da una chiave, o indice che lo identifica univocamente. Facciamo un primo esempio, definendo un array composto di cinque valori:
$colori = array('bianco', 'nero', 'giallo', 'verde', 'rosso');
A questo punto ciascuno dei nostri cinque colori è caratterizzato da un indice numerico, che PHP assegna automaticamente a partire da 0. Per recuperare un determinato valore dalla variabile che contiene l'array, è sufficiente specificare il suo indice all'interno di parentesi quadre dietro al nome della variabile:
echo $colori[1]; // stampa 'nero'
echo $colori[4]; // stampa 'rosso'
Gli array verranno trattati in modo più approfondito nella prossima lezione.

Oggetto

Le classi e gli oggetti sono due degli argomenti sui quali gli sviluppatori di PHP hanno voluto puntare maggiormente nella nuova versione. L'argomento verrà trattato in modo approfondito nella Guida Teorica a PHP.

Lezione09: Espressioni e operatori aritmetici di PHP

Gli operatori sono un altro degli elementi di base di qualsiasi linguaggio di programmazione, in quanto ci consentono non solo di effettuare le tradizionali operazioni aritmetiche, ma più in generale di manipolare il contenuto delle nostre variabili. Il più classico e conosciuto degli operatori è quello di assegnazione:
Operatore di assegnazione
$nome = 'Giorgio';
Il simbolo '=' serve infatti ad assegnare alla variabile $nome il valore 'Giorgio'. In generale, possiamo dire che con l'operatore di assegnazione prendiamo ciò che sta alla destra del segno di ugualianza ('=') ed assegnamo lo stesso valore a ciò che sta a sinistra. Potremmo ad esempio assegnare ad una variabile il valore di un'altra variabile:
$a = 5;
$b = $a; 
Con la prima istruzione assegnamo ad $a il valore 5, con la seconda assegnamo a $b lo stesso valore di $a.
Altri operatori molto facili da comprendere sono quelli che permettono di effettuare operazioni aritmetiche sui dati: addizione, sottrazione, divisione, moltiplicazione, modulo.
Operazioni aritmetiche
$a = 3 + 7; // addizione
$b = 5 - 2; // sottrazione
$c = 9 * 6; // moltiplicazione
$d = 8 / 2; // divisione
$e = 7 % 4; // modulo 
            // (il modulo è il resto della divisione intera, in questo caso 3)
Uno degli operatori più utilizzati è quello che serve per concatenare le stringhe: il punto.
Concatenare le stringhe
$nome = 'pippo';

$stringa1 = 'ciao ' . $nome; // $stringa1 vale 'ciao pippo'
Con l'operatore di assegnazione si può anche usare una variabile per effettuare un calcolo il cui risultato deve essere assegnato alla variabile stessa. Ad esempio, supponiamo di avere una variabile di cui vogliamo aumentare il valore:
$a = $a + 10; // il valore di $a aumenta di 10
Con questa istruzione, viene eseguito il calcolo che sta alla destra del segno '=' ed il risultato viene memorizzato nella variabile indicata a sinistra. Risulta chiaro che il valore della variabile $a prima dell'istruzione viene utilizzato per il calcolo, ma dopo che l'istruzione è stata eseguita viene utilizzata per memorizzare il risultato, quindi il suo valore cambia.
Un risultato di questo tipo si può ottenere anche con gli operatori di assegnazione combinati, che ci permettono di rendere il codice più compatto:
Operazioni di calcolo
$x += 4;  // incrementa $x di 4 (equivale a $x = $x + 4)
$x -= 3;  // decrementa $x di 3 (equivale a $x = $x - 3)
$x .= $a; // il valore della stringa $a viene concatenato a $x (equivale a $x = $x . $a)
$x /= 5;  // equivale a $x = $x / 5
$x *= 4;  // equivale a $x = $x * 4
$x %= 2;  // equivale a $x = $x % 2
In questo modo diciamo a PHP che vogliamo assegnare alla variabile specificata a sinistra il risultato dell'operazione che si trova prima del simbolo uguale applicandola alla variabile stessa ed al valore specificato a destra. Più facile a farsi che a dirsi.
Nel caso fosse necessario incrementare e decrementare una variabile di una sola unità, ci vengono incontro gli operatori di incremento e decremento:
Incremento e decremento
$a++; ++$a; // incrementa di 1
$a--; --$a; // decrementa di 1
La differenza tra anteporre e posporre l'operatore di incremento o decremento è fondamentale nel momento in cui si utilizzando questi operatori all'interno di espressioni. Per ora vi basti sapere che anteporre l'operatore alla variabile dice al compilatore di incrementare la variabile e successivamente utilizzare il suo valore all'interno dell'espressione, mentre posporre l'operatore informa il compilatore che dovrà utilizzare nell'espressione il valore attuale e successivamente applicarvi l'incremento o il decremento.

Lezione10: Gli operatori logici e le espressioni booleane in PHP

Gli operatori di confronto

Gli operatori di confronto sono fondamentali perchè ci permettono, effettuando dei confronti fra valori, di prendere delle decisioni, cioè di far svolgere al nostro script determinate operazioni invece di altre. Quando utilizziamo gli operatori di confronto, confrontiamo i due valori posti a sinistra e a destra dell'operatore stesso.
Dopo aver valutato un'espressione questo tipo, PHP arriva a valutare se essa è vera o falsa. Quindi il risultato sarà di tipo booleano (true o false).
Operazioni di confronto
OperatoreDescrizione
==uguale
!=diverso
===identico (cioè uguale e dello stesso tipo: ad esempio per due variabili di tipo intero)
>maggiore
>=maggiore o uguale
<minore
<=minore o uguale
Vediamo alcuni esempi:
$a = 7; $b = 7.0; $c = 4; //assegnamo valori a tre variabili
$a == $b;  // vero
$a == $c;  // falso
$a === $b; // falso, perchè $a è intero mentre $b è float
$a > $c;   // vero
$c >= $a;  // falso, $c è minore di $a
$a < $b;   // falso, hanno lo stesso valore
$c <= $b;  // vero
Una piccola osservazione sul terzo confronto: siccome abbiamo assegnato il valore di $b usando la notazione col punto decimale, per PHP $b è una variabile del tipo in virgola mobile, anche se in realtà il suo valore è intero. Per questo il confronto di identità restituisce falso.
Fino a qui abbiamo visto comunque casi molto semplici perchè tutte le variabili avevano valori numerici. Gli stessi confronti però si possono fare anche con altri tipi di variabili, ed in particolare con le stringhe. In questo caso il confronto viene fatto basandosi sull'ordine alfabetico dei caratteri: vale a dire che vengono considerati 'minori' i caratteri che 'vengono prima' nell'ordine alfabetico. Quindi 'a' è minore di 'b', 'b' è minore di 'c', eccetera. Inoltre tutte le lettere minuscole sono 'maggiori' delle lettere maiuscole, e tutte, maiuscole e minuscole, sono 'maggiori' delle cifre da 0 a 9:
$a = 'Mario'; $b = 'Giorgio'; $c = 'Giovanni'; $d = 'antonio'; $e = '4 gatti';

$a < $b; // falso, la 'G' precede la 'M'
$b < $c; // vero, la 'r' ('Gior') precede la 'v' ('Giov')
$d > $a; // vero, la 'a' minuscola è 'maggiore' di qualsiasi lettera maiuscola
$c > $e; // vero, ogni lettera è 'maggiore' di qualsiasi cifra
Dato che PHP è un linguaggio con una tipizzazione debole permette di confrontare tra loro variabili contenenti tipi di dato differenti cercando di trasformare le variabili in valori confrontabili. Se per esempio effettuassimo un confronto (==) tra una variabile contenente l'intero uno (1) ed una contenente la stringa uno ('1') otterremmo un valore di verità dato che PHP trasformerebbe entrambi i valori in numeri in modo che siano confrontabili. Per assegnare questo valore numerico, PHP controlla se all'inizio della stringa ci sono dei numeri: se ne trova, considererà tutti i numeri che trova inizialmente come il valore numerico di quella stringa. Se non ne trova, il valore della stringa sarà 0:
$a = 7; $b = 5; $c='molte persone'; $d='7 persone'; $e='5';

$a == $d;  // vero, $d vale 7
$a === $d; // falso, valgono entrambi 7 ma $a è un intero mentre $d è una stringa
$b > $c;   // vero, $b vale 5 mentre $c vale 0
$e > $c;   // falso: questo è un confronto fra due stringhe, quindi valgono le regole viste prima
Prestiamo attenzione all'ultimo esempio: il valore di $e era stato assegnato usando gli apici, e questo fa sì che PHP lo consideri una stringa anche se il contenuto è un numero.
Il confronto fra un numero e una stringa può avvenire in maniera voluta, ma è più probabile che avvenga per caso, quando cioè una variabile che pensavamo contenesse un numero contiene in realtà una stringa. È evidente che in questo caso potremo facilmente ottenere un risultato diverso da quello che ci aspettavamo, o, viceversa, potremmo ottenere casualmente il risultato atteso: in quest'ultima situazione è possibile che risultati inaspettati arrivino più avanti nello script, se utilizzeremo di nuovo la stessa variabile.
In tutte queste situazioni, tener presente il modo in cui PHP tratta questi confronti può essere di aiuto per spiegarci comportamenti apparentemente bizzarri del nostro script. È comunque buona norma assicurarsi che due espressioni restituiscano risultati dello stesso tipo quando si effettuano confronti, oppure utilizzare gli operatori === e !== che tengono conto anche del tipo di dato utilizzato.

Gli operatori logici

Con gli operatori logici possiamo combinare più valori booleani, oppure negarne uno (nel caso di NOT). Questi valori sono:
OperatoreDescrizione
Or o ||valuta se almeno uno dei due operatori è vero; si può indicare con ' Or oppure col "doppio pipe" (||)
And o &&valuta se entrambi gli operatori sono veri; si indica con And o con la doppia "e commerciale" (&&)
Xorviene chiamato anche 'or esclusivo', e valuta se uno solo dei due operatori è vero: l'altro deve essere falso; si indica con Xor
!è l'operatore 'not' e vale come negazione. Si usa con un solo operatore: è vero quando l'operatore è falso, e viceversa; si indica con il punto esclamativo (!)
Anche in questa occasione vediamo qualche esempio:
10 > 8 And 7 < 6; // falso, perchè la prima condizione è vera ma la seconda è falsa
10 > 8 Or 7 < 6;  // vero
9 > 5 And 5 == 5; // vero, entrambe le condizioni sono vere
9 > 5 Xor 5 == 5; // falso, solo una delle due deve essere vera perchè si verifichi lo 'Xor'
4 < 3 || 7 > 9;   // falso, nessuna delle due condizioni è vera
6 == 6 && 1 > 4;  // falso, solo la prima condizione è vera
Per quanto riguarda gli operatori 'and' e 'or', le due diverse notazioni differiscono per il livello di precedenza in caso di espressioni complesse. Infatti, siccome è possibile combinare molti operatori in espressioni anche assai complicate, è necessario sapere con quale ordine PHP valuta i diversi operatori. Queste regole ricalcano le regole algebriche in base alle quali moltiplicazioni e divisioni hanno la precedenza su addizioni e sottrazioni, ma sono più complesse perchè devono considerare anche gli altri operatori. Vediamo quindi qual è l'ordine di priorità dei diversi operatori, iniziando da quelli che hanno la priorità maggiore:
  1. Operatori di incremento e decremento (++ --)
  2. Moltiplicazione, divisione, modulo (* / %)
  3. Addizione e sottrazione (+ -)
  4. Operatori di confronto per minore e maggiore (< <= => >)
  5. Operatori di confronto per uguaglianza e disuguaglianza (== === !=)
  6. Operatore logico 'and', nella notazione col simbolo (&&)
  7. Operatore logico 'or', nella notazione col simbolo (||)
  8. Operatori di assegnazione, compresi quelli 'sintetici' (= += -= /= *= %= .=)
  9. Operatore logico 'and', nella notazione letterale (And)
  10. Operatore logico 'xor' (Xor)
  11. Operatore logico 'or', nella notazione letterale (Or)
Abbiamo già visto prima, in occasione degli esempi sugli operatori logici, l'applicazione di questi principi di precedenza: infatti in tutte quelle espressioni venivano valutati prima gli operatori di confronto e, solo dopo, quelli logici. Un'altra classica rappresentazione di esempio è quella dell'espressione algebrica:
5 + 4 * 2;   // questa espressione vale 13 e non 18,
             // perché la moltiplicazione viene eseguita prima

(5 + 4) * 2; // questa invece vale 18, perché le parentesi modificano 
             // l'ordine di esecuzione
Come abbiamo visto, così come avviene in algebra, usando le parentesi possiamo determinare a nostro piacere quali operatori devono essere valutati per primi. Per questo motivo, sebbene sia possibile imparare a memoria l'ordine di precedenza che abbiamo visto poco fa, il nostro consiglio è quello di non tenerne conto, e di utilizzare sempre le parentesi quando abbiamo bisogno di costruire un'espressione un po' complessa: in questo modo ridurremo il rischio di errori, e soprattutto renderemo il nostro codice molto più leggibile. Infatti leggere un'espressione regolata dalle parentesi è molto più immediato che non doversi ricordare quali degli operatori hanno la precedenza sugli altri.

Lezione11: Le espressioni

Dopo questa breve introduzione sugli operatori, possiamo definire un'espressione come una qualsiasi combinazione di funzioni (v. lezioni successive), valori e operatori che si risolvono in un valore. Nel caso visto prima, l'espressione 7+3 ha come valore 10.
In generale, in PHP, qualsiasi cosa utilizzabile come un valore può essere considerata un'espressione. Vediamo alcuni rapidi esempi:
15 * 3;               // espressione il cui valore è 45

'Giacomo' . ' Verdi'; // espressione il cui valore è 'Giacomo Verdi'

$a + $b;              // espressione il cui valore è dato dalla somma 
                      // dei valori delle variabili $a e $b
Come possiamo vedere, quindi, la presenza di operatori fa sì che il valore dell'espressione risulti diverso da quello dei singoli valori che fanno parte dell'espressione stessa. Vediamo un caso particolare, quello dell'operatore di assegnazione:
$a = 6; // il valore di questa espressione è 6
Quando usiamo una espressione per assegnare un valore ad una variabile, il valore che tale espressione assume è uguale a quello che si trova a destra dell'operatore di assegnazione (che è anche quello che viene assegnato all'operatore di sinistra). Questo significa che noi possiamo scrivere
echo 'Paolo';           // stampa 'Paolo'
echo ($nome = 'Paolo'); // stampa sempre 'Paolo'
Le due espressioni hanno infatti lo stesso valore, cioè 'Paolo'. Quindi con le due istruzioni viste sopra otteniamo sul browser lo stesso risultato. La differenza, ovviamente, è che con la seconda, oltre a stampare il valore a video, abbiamo anche assegnato lo stesso valore alla variabile $nome.
Vediamo qualche altro esempio:
7 > 4;      //valore dell'espressione: true (vero)

$a = 7 > 4; //valore dell'espressione: lo stesso di prima; 
            //la variabile $a assume quindi il valore true
            
$b = 5 * 4; //valore dell'espressione: 20; viene assegnato a $b
Precedentemente avevamo accennato ad una differenza nella valutazione dell'espressione fra i diversi modi di utilizzare gli operatori di incremento e di decremento. Vediamo ora di approfondire questo concetto:
$a = 10; 
$b = 10;
++$a;  // incrementiamo $a, che diventa 11; l'espressione vale 11
$b++;  // anche $b diventa 11; qui però l'espressione vale 10
   
La differenza è questa: se usiamo l'operatore di incremento (o di decremento) prima della variabile, l'espressione assume il nuovo valore della variabile stessa. Se invece lo mettiamo dopo, l'espressione prenderà il valore che la variabile aveva prima dell'operazione. Di conseguenza:
$a = 5; 
$b = 5;
echo ++$a; // $a diventa 6, e viene stampato '6'
echo $b++; // anche $b diventa 6, ma viene stampato '5'
echo ++$b; // a questo punto $b è diventato 7, e viene stampato '7'
 

Lezione12: Istruzione If

Con le strutture di controllo andiamo ad analizzare un altro degli aspetti fondamentali della programmazione: la possibilità cioè di eseguire operazioni diverse, ed eventualmente di eseguirle più volte, in base alla valutazione di determinate condizioni. In questa lezione esamineremo le istruzioni che ci permettono di eseguire o non eseguire certe porzioni di codice.

If

La principale di queste istruzioni è la if, la cui sintassi più elementare è la seguente:
if( <condizione> ) {
<codice>
}
Dopo l'if, deve essere indicata fra parentesi un'espressione da valutare (condizione). Questa espressione verrà valutata in senso booleano, cioè il suo valore sarà considerato vero o falso. Nel caso in cui l'espressione non abbia un valore booleano, PHP convertirà comunque questo valore in booleano utilizzando precise regole che vedremo tra qualche riga. Dunque, se la condizione è vera, l'istruzione successiva viene eseguita. In caso contrario, viene ignorata. Potremmo anche avere la necessità di eseguire, nel caso in cui la condizione sia vera, non una sola ma più istruzioni. Questo è perfettamente possibile, ma dobbiamo ricordarci di comprendere questo blocco di istruzioni fra due parentesi graffe, ad esempio così:
// ....
if ($nome == 'Luca') {
echo "ciao Luca!<br>";
echo "dove sono i tuoi amici?<br>";
}
echo "ciao a tutti voi"; 
In questo modo, se la variabile $nome ha effettivamente il valore 'Luca' vengono eseguite le due istruzioni successive, comprese fra le parentesi graffe. Dopo avere valutato la condizione ed eventualmente eseguito le due istruzioni previste, lo script proseguirà con ciò che sta fuori dalle parentesi graffe. Quindi nel nostro esempio la frase "ciao a tutti voi" viene prodotta in ogni caso. È buona norma usare comunque le parentesi graffe per delimitare il codice condizionato, anche quando è costituito da una sola istruzione: infatti questo rende il codice più leggibile, ed inoltre potrebbe evitarci degli errori se ci dovesse capitare di voler aggiungere delle istruzioni al blocco condizionato dimenticando di aggiungere le graffe.
Dobbiamo notare un particolare, riguardo alla sintassi di questa istruzione: per la prima volta, vediamo che in questo costrutto mancano i punto e virgola. Infatti la if e la condizione espressa fra parentesi non devono averli; continuiamo invece a metterli nel blocco di codice condizionato.
Abbiamo detto poco fa che la condizione espressa fra parentesi potrebbe non avere un valore booleano. PHP però è in grado di considerare booleano qualsiasi valore, in base ad alcune regole molto semplici. Facciamo un altro esempio banale:
if (5) {
print "ciao Luca!";
} 
Questo codice, da un punto di vista logico, non ha nessun senso, ma ci permette di capire come PHP interpreta le nostre espressioni. Infatti in questo caso la stringa "ciao Luca!" verrà sempre stampata. Questo perchè, per PHP, il valore 5, così come qualsiasi numero diverso da 0, è considerato 'vero'. In sostanza, PHP considera come falsi:
  • il valore numerico 0, nonchè una stringa che contiene '0'
  • una stringa vuota
  • un array con zero elementi
  • un valore NULL, cioè una variabile che non è stata definita o che è stata eliminata con unset(), oppure a cui è stato assegnato il valore NULL esplicitamente
Qualsiasi altro valore, per PHP è un valore vero. Quindi qualsiasi numero, intero o decimale purchè diverso da 0, qualsiasi stringa non vuota, se usati come espressione condizionale saranno considerati veri. Quindi anche la banale espressione che abbiamo utilizzato nell'esempio di prima.
Analizziamo ora un caso che spesso crea problemi se non viene compreso fin dalle prime battute. Vediamo questo codice
$a = 7;
if ($a = 4)
echo '$a è uguale a 4!'; 
A prima vista, qualcuno potrebbe essere ingannato da queste istruzioni, soprattutto chi ha precedenti esperienze di programmazione in linguaggi strutturati diversamente, nei quali un'espressione come $a = 4 potrebbe essere sia un'assegnazione che un test. Costoro infatti si aspetteranno che questo blocco di codice non stampi niente, e rimarrebbero molto sorpresi, qualora lo provassero, di vedere invece sul browser la frase '$a è uguale a 4'. 
Questo succederebbe perchè l'espressione che abbiamo messo fra parentesi è un'assegnazione: cioè essa assegna alla variabile $a il valore 4. L'istruzione seguente viene quindi eseguita, per il motivo che abbiamo visto prima: il valore della nostra espressione è 4, che per PHP è un valore vero. Se invece che if ($a = 4) avessimo scritto if ($a = 0) l'istruzione seguente sarebbe stata saltata, perchè la nostra condizione avrebbe preso valore 0, cioè falso. Per ottenere il risultato corretto logicamente, avremmo dovuto utilizzare l'operatore di confronto:
$a = 7;
if ($a == 4)
echo '$a è uguale a 4!'; 
Ricordiamoci quindi, quando vogliamo verificare se il valore di una variabile è uguale a qualcosa, di utilizzare l'operatore condizionale di uguaglianza, cioè il doppio uguale ("=="). In caso contrario, non solo otterremo molto spesso risultati diversi da quelli che ci saremmo aspettati, ma avremo anche modificato il valore di una variabile che volevamo soltanto verificare.

Lezione13: Istruzioni Else e Elseif

Else

Andiamo ora un po' più a fondo nell'analisi dell'istruzione if: essa infatti ci permette non solo di indicare quali istruzioni vogliamo eseguire se la condizione è vera, ma anche di esprimere un blocco di codice da eseguire quando la condizione è falsa. Ecco come:
If (<condizione>) {
 <codice>
} else {
 <codice>
} 
La parola chiave else, che significa 'altrimenti', deve essere posizionata subito dopo la parentesi graffa di chiusura del codice previsto per il caso 'vero' (o dopo l'unica istruzione prevista, se non abbiamo usato le graffe). Anche per 'else' valgono le stesse regole: niente punto e virgola, parentesi graffe obbligatorie se dobbiamo esprimere più di un'istruzione, altrimenti facoltative. Ovviamente il blocco di codice specificato per 'else' viene ignorato quando la condizione è vera, mentre viene eseguito se la condizione è falsa.
Le istruzioni if possono essere nidificate una dentro l'altra, consentendoci così di creare codice di una certa complessità. Esempio:
if ($nome == 'Luca') {
if ($cognome == 'Rossi') {
print "Luca Rossi è di nuovo fra noi";
} else {
print "Abbiamo un nuovo Luca!";
}
} else {
print "ciao $nome!";
} 
In questo caso, abbiamo nidificato un ulteriore test all'interno del primo caso, quello in cui $nome ha il valore 'Luca'. Abbiamo infatti previsto un messaggio diverso, a seconda del valore della variabile $cognome.

Elseif

Un'ulteriore possibilità che ci fornisce l'istruzione if in PHP è quella di utilizzare la parola chiave elseif. Attraverso questa possiamo indicare una seconda condizione, da valutare solo nel caso in cui quella precedente risulti falsa. Indicheremo quindi, di seguito, il codice da eseguire nel caso in cui questa condizione sia vera, ed eventualmente, con else, il codice previsto per il caso in cui anche la seconda condizione è falsa.
if ($nome == 'Luca') {
print "bentornato Luca!";
} elseif ($cognome == 'Verdi') {
print "Buongiorno, signor Verdi";
} else {
print "ciao $nome!";
} 
In questo caso, abbiamo un'istruzione da eseguire quando $nome vale 'Luca'; nel caso in cui ciò non sia vero, è prevista una seconda istruzione se $cognome è 'Verdi'; se nemmeno questo è vero, allora verrà eseguita la terza istruzione. Da notare che, se $nome è 'Luca' e $cognome è 'Verdi', viene comunque eseguita solo la prima istruzione, perchè dopo avere verificato la condizione, tutti gli altri casi vengono saltati.

Lezione14: Istruzione Switch e operatore ternario

Switch

Passiamo ora a verificare una seconda istruzione che ci permette di prevedere diversi valori possibili per un'espressione ed eseguire codice specifico in base al valore:
switch (<condizione>) {
 case <valore 1>:
<codice>
break;
case <valore 1>:
<codice>
break;
....
default:
<codice>;
break;
} 
L'istruzione switch prevede che indichiamo, fra parentesi, un'espressione che verrà valutata per il suo valore (questa volta non si tratta necessariamente di un valore booleano). Di seguito, tra parentesi graffe, esprimeremo una serie di espressioni da confrontare con quella indicata prima: dal momento in cui ne trova una il cui valore è uguale, PHP esegue il codice indicato di seguito, fino a quando non incontra un'istruzione break. Come possiamo vedere dall'esempio, le espressioni da confrontare con la prima vengono precedute dalla parola chiave case e seguite dai due punti. L'istruzione default può essere indicata come 'ultimo caso', che si considera verificato quando nessuno dei casi precedenti è risultato vero. L'indicazione default può anche essere assente.
È molto importante comprendere la funzione dell'istruzione break in questa situazione: infatti, quando PHP verifica uno dei casi, esegue non solo il codice che trova subito dopo, ma anche tutto quello che trova di seguito, compreso quello relativo ai casi seguenti. Questo fino a quando non trova, appunto, un'istruzione break. Se non mettessimo un'istruzione break alla fine di un blocco di codice relativo ad un caso particolare, l'esecuzione continuerebbe eseguendo anche il case successivo. Questo comportamento ci permette però di prevedere un unico comportamento per più valori dell'espressione sotto esame:
switch ($nome) {
case 'Luca':
case 'Giorgio':
case 'Franco':
print "Ciao, vecchio amico!";
break;
case 'Mario':
print "Ciao, Mario!";
break;
case 'Paolo':
print "Finalmente, Paolo!";
break;
default:
print "Benvenuto, chiunque tu sia";
} 
In questo caso, abbiamo previsto un unico messaggio per il caso in cui la variabile $nome valga 'Luca', 'Giorgio' o 'Franco'.

L'operatore ternario

L'operatore ternario è così chiamato perchè è formato da tre espressioni: il valore restituito è quello della seconda o della terza di queste espressioni, a seconda che la prima sia vera o falsa. In pratica, si può considerare, in certi casi, una maniera molto sintetica di effettuare una if.
($altezza >= 180) ? 'alto' : 'normale' ;
Questa espressione prenderà il valore 'alto' se la variabile $altezza è maggiore o uguale a 180, e 'normale' nel caso opposto. Come vediamo, l'espressione condizionale è contenuta fra parentesi e seguita da un punto interrogativo, mentre due punti separano la seconda espressione dalla terza. Questo costrutto può essere utilizzato, ad esempio, per valorizzare velocemente una variabile senza ricorrere all'if:
$tipologia = ($altezza >= 180) ? 'alto' : 'normale';
equivale a scrivere
if ($altezza >= 180) $tipologia = 'alto' ;
else
$tipologia = 'normale';
Come potete vedere, in termini di spazio il risparmio è abbastanza significativo. Bisogna però stare attenti ad abusare di questa forma, perchè a volte può rendere più difficoltosa la leggibilità del nostro script, anche se risulta di indubbia utilità nel caso in cui si necessiti rendere più compatto il codice.

Lezione15: I cicli: for, while e do

I cicli sono un altro degli elementi fondamentali di qualsiasi linguaggio di programmazione, in quanto ci permettono di eseguire determinate operazioni in maniera ripetitiva. È una necessità che si presenta molto spesso: infatti non è raro che un programma o uno script debbano elaborare quantità anche molto grosse di dati; in questa situazione, si prevederà il trattamento da utilizzare per ogni singolo dato (o gruppo di dati correlati), che sarà poi ripetuto per tutte le ricorrenze di tali dati.

Ciclo For

Iniziamo subito con un esempio (come al solito abbastanza banale): supponiamo di voler mostrare i multipli da 1 a 10 di un numero, ad esempio 5. La prima soluzione è quella di usare il ciclo for:
for ($mul = 1; $mul <= 10; ++$mul) {
$ris = 5 * $mul;
echo "5 * $mul = $ris <br/>";
} 
Questo costrutto, simile a quello usato in altri linguaggi, utilizza la parola chiave for, seguita, fra parentesi, dalle istruzioni per definire il ciclo; di seguito, si racchiudono fra parentesi graffe tutte le istruzioni che devono essere eseguite ripetutamente. Le tre istruzioni inserite fra le parentesi tonde e separate da punto e virgola vengono trattate in questo modo: la prima viene eseguita una sola volta, all'inizio del ciclo; la terza viene eseguita alla fine di ogni iterazione del ciclo; la seconda deve essere una condizione, e viene valutata prima di ogni iterazione del ciclo: quando risulta falsa, l'esecuzione del ciclo viene interrotta, ed il controllo passa alle istruzioni dopo le parentesi graffe. Quando invece è vera, le istruzioni fra parentesi graffe vengono eseguite. Ovviamente è possibile che tale condizione risulti falsa fin dal primo test: in questo caso, le istruzioni contenute fra le parentesi graffe non saranno eseguite nemmeno una volta.
Il formato standard è quindi quello che abbiamo visto sopra, che utilizza le parentesi tonde per definire un 'contatore': con la prima istruzione lo si inizializza, con la seconda lo si confronta con un valore limite oltre il quale il ciclo deve terminare, con la terza lo si incrementa dopo ogni esecuzione.
Con il ciclo for, così come con tutti gli altri cicli, è molto importante stare attenti a non creare una situazione in cui il ciclo non raggiunge mai una via d'uscita (il cosiddetto 'loop'): in questo caso, infatti, lo script rieseguirebbe il nostro ciclo all'infinito. Nel nostro esempio di prima potrebbe succedere, ad esempio, se sbagliassimo a scrivere il nome della variabile $mul nell'istruzione di incremento: se avessimo scritto $mus++, avremmo incrementato questa variabile, che non viene utilizzata nel ciclo, dopo ciascuna delle sue esecuzioni; in questo modo $mul rimarrebbe sempre uguale ad 1, ed il nostro ciclo stamperebbe all'infinito "5 * 1 = 5", perchè $mul non diventerebbe mai maggiore di 10.
In molte situazioni classiche di programmazione, un errore di questo genere potrebbe costringerci a forzare la chiusura del programma o addirittura a spegnere la macchina: nel caso di PHP, questo di solito non succede, in quanto gli script PHP hanno un limite di tempo per la loro esecuzione, oltre il quale si arrestano. Tale limite è normalmente di 30 secondi, ed è comunque impostabile attraverso il file php.ini.

Il ciclo While

Vediamo ora un altro tipo di ciclo, più semplice nella sua costruzione: il ciclo while. Questo si può considerare come una specie di if ripetuta più volte: infatti la sua sintassi prevede che alla parola chiave while segua, fra parentesi, la condizione da valutare, e fra parentesi graffe, il codice da rieseguire fino a quando tale condizione rimane vera. Vediamo con un esempio come ottenere lo stesso risultato dell'esempio precedente:
$mul = 1;
while ($mul <= 10) {
$ris = 5 * $mul;
print("5 * $mul = $ris<br>");
$mul++;
} 
Il ciclo while, rispetto al for, non ci mette a disposizione le istruzioni per inizializzare e per incrementare il contatore: quindi dobbiamo inserire queste istruzioni nel flusso generale del codice, per cui mettiamo l'inizializzazione prima del ciclo, e l'incremento all'interno del ciclo stesso, in fondo. Anche in questa situazione, comunque, il concetto fondamentale è che l'esecuzione del ciclo termina quando la condizione fra parentesi non è più verificata: ancora una volta, quindi, è possibile che il ciclo non sia eseguito mai, nel caso in cui la condizione risulti falsa fin da subito.

Il ciclo do...while

Esiste invece un'altra forma, simile al while, con la quale possiamo assicurarci che il codice indicato tra le parentesi graffe venga eseguito almeno una volta: si tratta del do...while
$mul = 11;
do {
$ris = 5 * $mul;
print("5 * $mul = $ris<br>");
$mul++;
} while ($mul <= 10) 
Con questa sintassi, il while viene spostato dopo il codice da ripetere, ad indicare che la valutazione della condizione viene eseguita solo dopo l'esecuzione del codice fra parentesi graffe. Nel caso del nostro esempio, abbiamo inizializzato la variabile $mul col valore 11, per creare una situazione nella quale, con i cicli visti prima, non avremmo ottenuto alcun output, mentre con l'uso del do...while il codice viene eseguito una volta nonostante la condizione indicata fra parentesi sia falsa fin dall'inizio. L'esempio stamperà quindi "5 * 11 = 55".

Uscire da un ciclo

Abbiamo visto che PHP termina l'esecuzione di un ciclo quando la condizione a cui è sottoposto non è più verificata. Abbiamo però a disposizione altri strumenti per modificare il comportamento del nostro script dall'interno del ciclo: infatti possiamo dire a PHP di non completare la presente iterazione e passare alla successiva (con continue) oppure di interrompere definitivamente l'esecuzione del ciclo (con break). Vediamo un esempio:
for ($ind = 1; $ind < 500; $ind++) {
if ($ind % 100 == 0) {
break;
}elseif ($ind % 25 == 0) {
continue;
}
echo "valore: $ind <br/>";
} 
Questo codice imposta un ciclo per essere eseguito 500 volte, con valori di $ind che vanno da 1 a 500. In realtà, le istruzioni che abbiamo posto al suo interno fanno sì che la stampa del valore di $ind non venga eseguita ogni volta che $ind corrisponde ad un multiplo di 25 (infatti l'istruzione 'continue' fa sì che PHP salti la 'print' e passi direttamente all'iterazione successiva, incrementando la variabile), e che il ciclo si interrompa del tutto quando $ind raggiunge il valore 100.

Ciclo Foreach

Esiste un ultimo tipo di ciclo, ed è un ciclo particolare perchè è costruito appositamente per il trattamento degli array e di particolari oggetti chiamati Iteratori: si tratta del foreach. Questo ci permette di costruire un ciclo che viene ripetuto per ogni elemento di una collezione passata come argomento. La sintassi è la seguente:
foreach ($arr as $chiave => $valore) {
 <codice>
} 
All'interno delle parentesi graffe avremo a disposizione, nelle due variabili che abbiamo definito $chiave e $valore, l'indice e il contenuto dell'elemento che stiamo trattando. È da notare che, nel caso ci interessi soltanto il valore e non la chiave (ad esempio perchè le chiavi sono numeriche), possiamo anche evitare di estrarre la chiave stessa:
foreach ($arr as $valore) {
<codice>

Lezione16: Gli array

Precedentemente abbiamo accennato il tipo di dato array con il seguente esempio:
$colori = array('bianco', 'nero', 'giallo', 'verde', 'rosso');
Usando questo tipo di definizione, PHP associa a ciascuno dei valori che abbiamo elencato un indice numerico, a partire da 0. Quindi, in questo caso, 'bianco' assumerà l'indice 0, 'nero' l'indice 1, e così via fino a 'rosso' che avrà indice 4. Per riferirsi ad un singolo elemento dell'array si indica il nome dell'array seguito dall'indice contenuto fra parentesi quadre:
echo $colori[2]; //stampa 'giallo'
Esiste poi un metodo per aggiungere un valore all'array; questo metodo può essere usato anche, come alternativa al precedente, per definire l'array:
$colori[] = 'blu';
Con questo codice verrà creato un nuovo elemento nell'array $colori, che avrà l'indice 5. Questa sintassi infatti può essere "tradotta" come "aggiungi un elemento in fondo all'array $colori". Come abbiamo detto, questa sintassi è valida anche per definire un array, in alternativa a quella usata prima: infatti, se ipotizziamo che l'array $colori non fosse ancora definito, questa istruzione lo avrebbe definito creando l'elemento con indice 0. È naturalmente possibile anche indicare direttamente l'indice, anche in modo non consecutivo:
$colori[3] = 'arancio';
$colori[7] = 'viola'; 
Dopo questa istruzione, l'elemento con indice 3, che prima valeva 'verde', avrà il valore cambiato in 'arancio'. Inoltre avremo un nuovo elemento, con indice 7, con il valore 'viola'. È da notare che, dopo queste istruzioni, il nostro array ha un "buco", perchè dal codice 5 si salta direttamente al codice 7: successivamente, se useremo di nuovo l'istruzione di "incremento" con le parentesi quadre vuote, il nuovo elemento prenderà l'indice 8. Infatti PHP, quando gli proponiamo un'istruzione di quel tipo, va a cercare l'elemento con l'indice più alto, e lo aumenta di 1 per creare quello nuovo.
Ma l'argomento array non si limita a questo: infatti gli indici degli elementi non sono necessariamente numerici. Possono essere anche delle stringhe:
$persona['nome'] = 'Mario';
Con questa istruzione abbiamo definito un array di nome $persona, creando un elemento la cui chiave è 'nome' ed il cui valore è 'Mario'. È da ricordare che le chiavi numeriche ed associative possono coesistere nello stesso array. Vediamo un esempio banale, ipotizzando la formazione di una squadra di calcio:
$formazione[1] ='Buffon';
$formazione[2] ='Panucci';
$formazione[3] ='Nesta';
$formazione[4] ='Cannavaro';
$formazione[5] ='Coco';
$formazione[6] ='Ambrosini';
$formazione[7] ='Tacchinardi';
$formazione[8] ='Perrotta';
$formazione[9] ='Totti';
$formazione[10] ='Inzaghi';
$formazione[11] ='Vieri';
$formazione['ct'] = 'Trapattoni';
In questo caso abbiamo creato un array con dodici elementi, di cui undici con chiavi numeriche, ed uno con chiave associativa. Se in seguito volessimo aggiungere un elemento usando le parentesi quadre vuote, il nuovo elemento prenderà l'indice 12. Avremmo potuto creare lo stesso array usando l'istruzione di dichiarazione dell'array, così:
$formazione = array(1 => 'Buffon', 'Panucci', 'Nesta', 'Cannavaro', 'Coco', 'Ambrosini', 'Tacchinardi', 'Perrotta', 'Totti', 'Inzaghi', 'Vieri', 'ct' => 'Trapattoni');
Analizziamo il formato di questa istruzione: per prima cosa abbiamo creato il primo elemento, assegnandogli esplicitamente la chiave 1. Come possiamo vedere, il sistema per fare ciò è di indicare la chiave, seguita dal simbolo => e dal valore dell'elemento. Se non avessimo indicato 1 come indice, PHP avrebbe assegnato al primo elemento l'indice 0. Per gli elementi successivi, ci siamo limitati ad elencare i valori, in quanto PHP, per ciascuno di essi, crea la chiave numerica aumentando di 1 la più alta già esistente. Quindi 'Panucci' prende l'indice 2, 'Nesta' il 3 e così via. Arrivati all'ultimo elemento, siccome vogliamo assegnargli una chiave associativa, siamo obbligati ad indicarla esplicitamente.
È da notare che quando abbiamo usato le chiavi associative le abbiamo indicate fra apici: ciò è necessario per mantenere la 'pulizia' del codice, in quanto, se non usassimo gli apici (come spesso si vede fare), PHP genererebbe un errore di tipo 'notice', anche se lo script funzionerebbe ugualmente (dato che il valore verrebbe convertito automaticamente in una stringa). Vediamo ora qualche esempio di creazione e stampa dei valori di un array:
$persona['nome'] = 'Mario'; //corretto
$persona[cognome] = 'Rossi'; /*funziona, ma genera un errore 'notice'*/
echo $persona['cognome']; //stampa 'Rossi': corretto
echo "ciao $persona[nome]"; /*stampa 'ciao Mario': corretto (niente apici fra virgolette)*/
echo "ciao $persona['nome']"; //NON FUNZIONA, GENERA ERRORE
echo "ciao {$persona['nome']}"; /*corretto: per usare gli apici fra virgolette dobbiamo comprendere il tutto fra parentesi graffe*/
echo "ciao " . $persona['nome']; /*corretto: come alternativa, usiamo il punto per concatenare (v. lez.10 sugli operatori)*/
Abbiamo così visto in quale maniera possiamo creare ed assegnare valori agli array, usando indici numerici o associativi, impostando esplicitamente le chiavi o lasciando che sia PHP ad occuparsene. Vediamo ora in che modo possiamo creare strutture complesse di dati, attraverso gli array a più dimensioni.
Un array a più dimensioni è un array nel quale uno o più elementi sono degli array a loro volta. Supponiamo di voler raccogliere in un array i dati anagrafici di più persone: per ogni persona registreremo nome, cognome, data di nascita e città di residenza
$persone = array( array('nome' => 'Mario', 'cognome' => 'Rossi', 'data_nascita' => '1973/06/15', 'residenza' => 'Roma'), array('nome' => 'Paolo', 'cognome' => 'Bianchi', 'data_nascita' => '1968/04/05', 'residenza' => 'Torino'), array('nome' => 'Luca', 'cognome' => 'Verdi', 'data_nascita' => '1964/11/26', 'residenza' => 'Napoli'));
print $persone[0]['cognome']; // stampa 'Rossi'
print $persone[1]['residenza']; // stampa 'Torino'
print $persone[2]['nome']; // stampa 'Luca'
Con questo codice abbiamo definito un array formato a sua volta da tre array, che sono stati elencati separati da virgole, per cui ciascuno di essi ha ricevuto l'indice numerico a partire da 0. All'interno dei singoli array, invece, tutte le chiavi sono state indicate come associative. Da notare che, sebbene in questo caso ciascuno dei tre array 'interni' abbia la stessa struttura, in realtà è possibile dare a ciascun array una struttura autonoma. Vediamo un altro esempio:
$persone = array( 1 => array('nome' => 'Mario Rossi', 'residenza' => 'Roma', 'ruolo' => 'impiegato'), 2 => array('nome' => 'Paolo Bianchi', 'data_nascita' => '1968/04/05', 'residenza' => 'Torino'), 'totale_elementi' => 2);
print $persone[1]['residenza']; // stampa 'Roma'
print $persone['totale_elementi']; // stampa '2'
In questo caso il nostro array è formato da due array, ai quali abbiamo assegnato gli indici 1 e 2, e da un terzo elemento, che non è un array ma una variabile intera, con chiave associativa 'totale_elementi'. I due array che costituiscono i primi due elementi hanno una struttura diversa: mentre il primo è formato dagli elementi 'nome', 'residenza' e 'ruolo', il secondo è formato da 'nome', 'data_nascita' e 'residenza'.

Lezione17: Le funzioni in PHP: gestire le variabili

Anche se la versione 5 ha portato un grosso supporto per la programmazione ad oggetti (che tratteremo brevemente anche nei paragrafi successivi) le funzioni rimangono comunque la parte fondamentale del linguaggio dato che PHP è nato come linguaggio procedurale, e tutt'oggi molti sviluppatori continuano a seguire questa filosofia di programmazione.
Una funzione è un insieme di istruzioni che hanno lo scopo (la funzione, appunto) di eseguire determinate operazioni. La praticità delle funzioni sta nel fatto che ci consentono di non dover riscrivere tutto il codice ogni volta che abbiamo la necessità di eseguire quelle operazioni comuni: ci basta infatti richiamare l'apposita funzione, fornendole i parametri, cioè i dati/informazioni, di cui ha bisogno per la sua esecuzione.
Le funzioni possono essere incorporate nel linguaggio oppure essere definite dall'utente. In entrambi i casi, il modo di richiamarle è lo stesso.
La sintassi fondamentale con la quale si richiama una funzione è molto semplice:
nome_funzione();
Si tratta semplicemente di indicare il nome della funzione, seguito da parentesi tonde. Queste parentesi devono contenere i parametri da passare alla funzione, ma vanno obbligatoriamente indicate anche se non ci sono parametri, nel qual caso rimangono vuote come nell'esempio che abbiamo visto sopra. Nel caso poi in cui la funzione restituisca un valore, possiamo indicare la variabile in cui immagazzinarlo:
$valore = nome_funzione();
In questo modo, la variabile $valore riceverà il risultato della funzione. Le funzioni possono essere utilizzate anche all'interno di espressioni: in tal caso il valore restituito verrà utilizzato durante la valutazione dell'espressione:
$prova = (10 * numero_anni()) - numero_casuale();
Abbiamo detto che le funzioni possono essere incorporate nel linguaggio oppure definite dall'utente: in questa lezione passeremo in rassegna alcune fra le funzioni incorporate maggiormente utilizzate in PHP, tenendo però presente che tali funzioni sono numerosissime, rivolte agli scopi più disparati, e che quindi non ne avremo che una visione molto parziale. Consiglio la consultazione del manuale online per una trattazione più completa delle funzionalità e dei casi particolari.
Cominciamo dalle principali funzioni che operano sulle variabili in generale:
empty(valore)
verifica se la variabile che le passiamo è vuota oppure no. Per 'vuota' si intende che la variabile può contenere una stringa vuota o un valore numerico pari a 0, ma può anche essere non definita o essere impostata al valore NULL (l'eventuale indicazione di una variabile non definita, in questo caso, non genera errore notice). Restituisce un valore booleano (vero o falso).
isset(valore)
verifica se la variabile è definita. Una variabile risulta non definita quando non è stata inizializzata o è stata impostata col valore NULL. Restituisce un valore booleano.
is_null(valore)
verifica se la variabile equivale a NULL, ma genera un errore 'notice' se viene eseguito su una variabile non definita. Restituisce un valore booleano.
is_int(valore), is_integer(valore), is_long(valore)
verifica se la variabile è di tipo intero. Le tre funzioni sono equivalenti. Restituiscono un valore booleano.
is_float(valore), is_double(valore), is_real(valore)
verifica se la variabile è di tipo numerico double (o float). Le tre funzioni sono equivalenti. Restituiscono un valore booleano.
is_string(valore)
verifica se la variabile è una stringa. Restituisce un valore booleano.
is_array(valore)
verifica se la variabile è un array. Restituisce un valore booleano.
is_numeric(valore)
verifica se la variabile contiene un valore numerico. È molto importante la distinzione fra questa funzione e is_int() o is_float(), perchè queste ultime, nel caso di una stringa che contiene valori numerici, restituiscono falso, mentre is_numeric() restituisce vero. Restituisce un valore booleano.
gettype(valore)
verifica quale tipo di dato le abbiamo passato. Restituisce una stringa che rappresenta il tipo di dato, ad esempio: boolean, integer, double, string, array. È bene però, in uno script, non fare affidamento su questi valori per dedurre il tipo di dato, perchè in versioni future di PHP alcune di queste stringhe potrebbero essere modificate. Meglio usare le funzioni viste prima.
print_r(valore)
stampa (direttamente sul browser) informazioni relative al contenuto della variabile che le abbiamo passato. È utile in fase di debug, quando a seguito di comportamenti 'strani' del nostro script vogliamo verificare il contenuto di certi dati. Se il valore passato è un array, la funzione ne evidenzia le chiavi ed i valori relativi. Restituisce un valore booleano.
unset(valore)
distrugge la variabile specificata. In realtà non si tratta di una funzione, ma di un costrutto del linguaggio, e ne abbiamo già parlato nella lez. 8. Dopo l'unset(), l'esecuzione di empty() o is_null() sulla stessa variabile restituirà vero, mentre isset() restituirà falso. Non restituisce valori.
Vediamo ora qualche esempio per chiarire l'utilizzo di queste funzioni:
$b = empty($a); // $a non è ancora definita, quindi $b sarà vero
$a = 5;
$b = isset($a);     // vero
$b = is_float($a);  // falso: $a è un intero
$b = is_string($a); // falso

$a = '5';
$b = is_int($a);     // falso: $a ora è una stringa
$b = is_string($a);  // vero
$b = is_numeric($a); // vero: la stringa ha un contenuto numerico
$c = gettype($b);    // $c prende il valore 'boolean'

unset($a);        // eliminiamo la variabile $a;
$b = is_null($a); // vero, ma genera errore
In questi esempi abbiamo sempre assegnato alla variabile $b i valori booleani restituiti dalle funzioni. Nella pratica, è più frequente che tali valori non siano memorizzati in variabili, ma che vengano usati direttamente come condizioni, ad esempio per delle istruzioni di tipo if. Ancora un paio di esempi:
if (empty($a)) {
  print ('$a è vuota o non definita!');
} else {
  print ('$a contiene un valore');
}

if (is_numeric($a)){
  print ('$a contiene un valore numerico');
} else {
  print ('$a non contiene un numero');
}

Lezione18: Le funzioni in PHP: gestire le stringhe

Passiamo ora ad esaminare alcune funzioni che operano sulle stringhe (l'eventuale indicazione di un parametro tra parentesi quadre indica che quel parametro è facoltativo, quindi può non essere indicato nel momento in cui si chiama la funzione):
strlen(stringa)
verifica la lunghezza della stringa, cioè il numero di caratteri che la compongono. Restituisce un numero intero.
trim(stringa)
elimina gli spazi all'inizio e alla fine della stringa. Restituisce la stringa modificata.
ltrim(stringa)
elimina gli spazi all'inizio della stringa. Restituisce la stringa modificata.
rtrim(stringa)
elimina gli spazi alla fine della stringa. Restituisce la stringa modificata.
substr(stringa, intero [, intero])
restituisce una porzione della stringa, in base al secondo parametro (che indica l'inizio della porzione da estrarre), e all'eventuale terzo parametro, che indica quanti caratteri devono essere estratti. Se il terzo parametro non viene indicato, viene restituita tutta la parte finale della stringa a partire dal carattere indicato.

I caratteri vanno contati a partire da zero, per cui se si chiama la funzione con substr(stringa, 4) verranno restituiti tutti i caratteri a partire dal quinto. Si può anche indicare un numero negativo come carattere iniziale: in questo caso, il carattere iniziale della porzione di stringa restituita verrà contato a partire dal fondo.

Ad esempio, con substr(stringa, -5, 3) si otterranno tre caratteri a partire dal quintultimo (da notare che in questo caso il conteggio non inizia da zero, ma da 1: cioè -1 indica l'ultimo carattere, -2 il penultimo e così via).

Se infine si indica un numero negativo come terzo parametro, tale parametro non verrà più utilizzato come numero di caratteri restituiti, ma come numero di caratteri non restituiti a partire dal fondo. Esempio: substr(stringa, 3, -2) restituisce i caratteri dal quarto al terzultimo. La funzione restituisce la porzione di stringa richiesta.
str_replace(stringa, stringa, stringa)
effettua una sostituzione della prima stringa con la seconda all'interno della terza. Ad esempio: str_replace('p', 't', 'pippo') sostituisce le 'p' con le 't' all'interno di 'pippo', e quindi restituisce 'titto'. Restituisce la terza stringa modificata. Esiste anche la funzione str_ireplace(), che è equivalente ma che cerca la prima stringa nella terza senza tener conto della differenza fra maiuscole e minuscole.
strpos(stringa, stringa)
cerca la posizione della seconda stringa all'interno della prima. Ad esempio: strpos('Lorenzo', 're') restituisce 2, ad indicare la terza posizione. Restituisce un intero che rappresenta la posizione a partire da 0 della stringa cercata. Se la seconda stringa non è presente nella prima, restituisce il valore booleano FALSE. La funzione stripos() fa la stessa ricerca senza tenere conto della differenza fra maiuscole e minuscole.
strstr(stringa, stringa)
cerca la seconda stringa all'interno della prima, e restituisce la prima stringa a partire dal punto in cui ha trovato la seconda. strstr('Lorenzo', 're') restituisce 'renzo'. Restituisce una stringa se la ricerca va a buon fine, altrimenti il valore booleano FALSE. La funzione stristr() funziona allo stesso modo ma non tiene conto della differenza fra maiuscole e minuscole.
strtolower(stringa)
converte tutti i caratteri alfabetici nelle corrispondenti lettere minuscole. Restituisce la stringa modificata.
strtoupper(stringa)
converte tutti i caratteri alfabetici nelle corrispondenti lettere maiuscole. Restituisce la stringa modificata.
ucfirst(stringa)
trasforma in maiuscolo il primo carattere della stringa. Restituisce la stringa modificata.
ucwords(stringa)
trasforma in maiuscolo il primo carattere di ogni parola della stringa, intendendo come parola una serie di caratteri che segue uno spazio. Restituisce la stringa modificata.
explode(stringa, stringa [, intero])
trasforma la seconda stringa in un array, usando la prima per separare gli elementi. Il terzo parametro può servire ad indicare il numero massimo di elementi che l'array può contenere (se la suddivisione della stringa portasse ad un numero maggiore, la parte finale della stringa sarà interamente contenuta nell'ultimo elemento).

Ad esempio: explode(' ', 'ciao Mario') restituisce un array di due elementi in cui il primo è 'ciao' e il secondo 'Mario'. Restituisce un array.
Dobbiamo fare un'annotazione relativa a tutte queste funzioni, in particolare quelle che hanno lo scopo di modificare una stringa: la stringa modificata è il risultato della funzione, che dovremo assegnare ad una variabile apposita. Le variabili originariamente passate alla funzione rimangono invariate. Vediamo alcuni esempi sull'uso di queste funzioni:
$a = 'IERI ERA DOMENICA';

/* $b diventa 'ieri era domenica', 
 * ma $a rimane 'IERI ERA DOMENICA' 
 */
$b = strtolower($a); 

strlen('abcd');                      // restituisce 4
trim(' Buongiorno a tutti ');        // restituisce 'Buongiorno a tutti'
substr('Buongiorno a tutti', 4);     // 'giorno a tutti' (inizia dal quinto)
substr('Buongiorno a tutti', 4, 6);  // 'giorno'(6 caratteri a partire dal quinto) 
substr('Buongiorno a tutti', -4);    // 'utti' (ultimi quattro)
substr('Buongiorno a tutti', -4, 2); // 'ut' (2 caratteri a partire dal quartultimo)
substr('Buongiorno a tutti, 4, -2);  // 'giorno a tut' (dal quinto al terzultimo) 


str_replace('Buongiorno', 'Ciao', 'Buongiorno a tutti'); // 'Ciao a tutti'
str_replace('dom', 'x', 'Domani è domenica');            // 'Domani è xenica'
str_ireplace('dom', 'x', 'Domani è domenica');           // 'xani è xenica'

strpos('Domani è domenica', 'm'); // 2 (prima 'm' trovata)
strstr('Domani è domenica', 'm'); // 'mani è domenica' (a partire dalla prima 'm')

strtoupper('Buongiorno a tutti'); // 'BUONGIORNO A TUTTI'
ucfirst('buongiorno a tutti');    // 'Buongiorno a tutti';
ucwords('buongiorno a tutti');    // 'Buongiorno A Tutti';

/* suddivide la stringa in un array, separando un elemento 
 * ogni volta che trova una virgola; avremo quindi un array 
 * di tre elementi: ('Alberto','Mario','Giovanni')
 */
explode(',','Alberto,Mario,Giovanni'); 

/* in questo caso l'array può contenere al massimo due elementi,
 * per cui nel primo elemento andrà 'Alberto' e nel secondo il 
 * resto della stringa: 'Mario,Giovanni' 
 */
explode(',','Alberto,Mario,Giovanni',2); 

Lezione19: Le funzioni in PHP: gestire gli array

Vediamo ora alcune funzioni che operano sugli array:
count(array)
conta il numero di elementi dell'array. Restituisce un intero.
array_reverse(array [, booleano])
inverte l'ordine degli elementi dell'array. Se vogliamo mantenere le chiavi dell'array di input, dobbiamo passare il secondo parametro con valore TRUE. Restituisce l'array di input con gli elementi invertiti.
sort(array)
ordina gli elementi dell'array. Bisogna fare attenzione, perchè questa funzione, contrariamente a molte altre, modifica direttamente l'array che le viene passato in input, che quindi andrà perso nella sua composizione originale. I valori vengono disposti in ordine crescente secondo i criteri che abbiamo visto nella lezione 10. Le chiavi vanno perse: dopo il sort, l'array avrà chiavi numeriche a partire da 0 secondo il nuovo ordinamento. Non restituisce nulla.
rsort(array)
ordina gli elementi dell'array in ordine decrescente. Anche questa funzione modifica direttamente l'array passato in input e riassegna le chiavi numeriche a partire da 0. Non restituisce nulla.
asort(array)
funziona come sort(), con la differenza che vengono mantenute le chiavi originarie degli elementi. Non restituisce nulla.
arsort(array)
come rsort(), ordina in modo decrescente; mantiene però le chiavi originarie. Non restituisce nulla.
in_array(valore, array)
cerca il valore all'interno dell'array. Restituisce un valore booleano: vero o falso a seconda che il valore cercato sia presente o meno nell'array.
array_key_exists(valore, array)
cerca il valore fra le chiavi (e non fra i valori) dell'array. Restituisce un valore booleano.
array_search(valore, array)
cerca il valore nell'array e ne indica la chiave. Restituisce la chiave del valore trovato o, se la ricerca non va a buon fine, il valore FALSE.
array_merge(array, array [, array...])
fonde gli elementi di due o più array. Gli elementi con chiavi numeriche vengono accodati l'uno all'altro e le chiavi rinumerate. Le chiavi associative invece vengono mantenute, e nel caso vi siano più elementi nei diversi array con le stesse chiavi associative, l'ultimo sovrascrive i precedenti. Restituisce l'array risultante dalla fusione.
array_pop(array)
estrae l'ultimo elemento dell'array, che viene 'accorciato'. Restituisce l'elemento in fondo all'array e, contemporaneamente, modifica l'array in input togliendogli lo stesso elemento.
array_push(array, valore [,valore...])
accoda i valori indicati all'array. Equivale all'uso dell'istruzione di accodamento $array[]=$valore , con il vantaggio che ci permette di accodare più valori tutti in una volta. Restituisce il numero degli elementi dell'array dopo l'accodamento.
array_shift(array)
estrae un elemento come array_pop(), ma in questo caso si tratta del primo. Anche in questo caso l'array viene 'accorciato', ed inoltre gli indici numerici vengono rinumerati. Rimangono invece invariati quelli associativi. Restituisce l'elemento estratto dall'array.
array_unshift(array, valore [,valore...])
inserisce i valori indicati in testa all'array. Restituisce il numero degli elementi dell'array dopo l'inserimento.
implode(stringa, array)
è la funzione opposta di explode(), e serve a riunire in un'unica stringa i valori dell'array. La stringa indicata come primo parametro viene interposta fra tutti gli elementi dell'array. Restituisce la stringa risultato dell'aggregazione. Suo sinonimo è join().
Ecco qualche esempio sull'uso di queste funzioni:
$arr = array('Luca', 'Giovanni', 'Matteo', 'Paolo', 'Antonio', 'Marco', 'Giuseppe');

$n = count($arr);            // $n vale 7
$arr1 = array_reverse($arr); // $arr1 avrà gli elementi invertiti, da 'Giuseppe' a 'Luca'
echo $arr[1], '<br>';        // 'Giovanni'
echo $arr1[1], '<br>';       // 'Marco'

/* ora $arr sarà: 
 * 'Antonio', 'Giovanni', 'Giuseppe', 'Luca', 'Marco', ' Matteo', 'Paolo' 
 */
sort($arr); 

$a = in_array('Giovanni', $arr);  // $a è vero (TRUE)
$a = in_array('Francesco', $arr); // $a è falso (FALSE)
$ultimo = array_pop($arr);        // $ultimo è 'Paolo' (li avevamo ordinati!)
$ultimo = array_pop($arr);        // ora $ultimo è 'Matteo', e in $arr sono rimasti 5 elementi
$primo = array_shift($arr);       // primo è 'Antonio'

/* 'Matteo' e 'Antonio' vengono reinseriti in testa all'array; 
 * $a riceve il valore 6
 */
$a = array_unshift($arr, $ultimo, $primo);  

$stringa = implode(' ', $arr); // $stringa diventa 'Matteo Antonio Giovanni Giuseppe Luca Marco' */

/* $new_arr conterrà 13 elementi:
 * 'Matteo', 'Antonio', 'Giovanni', 
 * 'Giuseppe', 'Luca', 'Marco' (questi sono i 6 provenienti da $arr),
 * 'Giuseppe', 'Marco',' Antonio', 'Paolo', 
 * 'Matteo', 'Giovanni', 'Luca' (questi sono i 7 di $arr1). Gli indici andranno da 0 a 12. 
 */
$new_arr = array_merge($arr, $arr1); 

// Impostiamo ora un array con chiavi associative:
$famiglia = array('padre' => 'Claudio', 'madre' => 'Paola', 'figlio' => 'Marco', 'figlia' => 'Elisa');
// creiamo una copia del nostro array per poter fare esperimenti 
$fam1 = $famiglia; 
// ora $fam1 sarà 'Paola', 'Marco', 'Elisa', 'Claudio', con chiavi da 0 a 3 
rsort($fam1);

$fam1 = $famiglia; // ripristiniamo l'array originale

/* di nuovo $fam1 sarà 'Paola', 'Marco', 'Elisa', 'Claudio', 
 * ma ciascuno con la sua chiave originale 
 * ('madre', 'figlio', 'figlia', 'padre') 
 */
arsort($fam1); 

$a = array_key_exists('figlia', $fam1); // $a è TRUE
$a = array_key_exists('zio', $fam1);    // $a è FALSE
$a = array_search('Claudio', $fam1);    // $a è 'padre'
$a = array_search('Matteo', $fam1);     // $a è FALSE

Lezione20: Le funzioni in PHP: gestire le date

Concludiamo questa panoramica sulle funzioni di PHP con qualche funzione sulla gestione di date e ore. Prima di cominciare, però, dobbiamo fare un accenno al timestamp, sul quale si basano queste funzioni. Il timestamp è un numero intero, in uso da tempo sui sistemi di tipo UNIX, che rappresenta il numero di secondi trascorsi a partire dal 1° gennaio 1970. Ad esempio, il timestamp relativo alle 15.56.20 del 24 aprile 2003 è 1051192580.
Vediamo dunque queste funzioni e rimandiamo a questo articolo, in cui questa funzione viene analizzata approfonditamente:
time()
È la più semplice di tutte, perchè fornisce il timestamp relativo al momento in cui viene eseguita. Restituisce un intero (timestamp).
date(formato [,timestamp])
Considera il timestamp in input (se non è indicato, prende quello attuale) e fornisce una data formattata secondo le specifiche indicate nel primo parametro. Tali specifiche si basano su una tabella di cui riassumiamo i valori più usati:

CodiceDescrizione
Yanno su 4 cifre
yanno su 2 cifre
nmese numerico (1-12)
mmese numerico su 2 cifre (01-12)
Fmese testuale ('January' - 'December')
Mmese testuale su 3 lettere ('Jan' - 'Dec')
dgiorno del mese su due cifre (01-31)
jgiorno del mese (1-31)
wgiorno della settimana, numerico (0=dom, 6=sab)
lgiorno della settimana, testuale ('Sunday' - 'Saturday' )
Dgiorno della settimana su 3 lettere ('Sun' - 'Sat')
Hora su due cifre (00-23)
Gora (0-23)
iminuti su due cifre (00-59)
ssecondi su due cifre (00-59)

La funzione date() restituisce la stringa formattata che rappresenta la data.
mktime(ore, minuti, secondi, mese, giorno, anno)
È una funzione molto utile ma che va maneggiata con molta cura, perchè i parametri che richiede in input (tutti numeri interi) hanno un ordine abbastanza particolare, che può portare facilmente ad errori. Sulla base di questi parametri, mktime() calcola il timestamp, ma l'aspetto più interessante è che possiamo utilizzarla per fare calcoli sulle date. Infatti, se ad esempio nel parametro mese passiamo 14, PHP lo interpreterà come 12+2, cioè "febbraio dell'anno successivo", e quindi considererà il mese come febbraio ed aumenterà l'anno di 1. Ovviamente lo stesso tipo di calcoli si può fare su tutti gli altri parametri. Restituisce un intero (timestamp).
checkdate(mese, giorno, anno)
Verifica se i valori passati costituiscono una data valida. Restituisce un valore booleano.
Vediamo quindi qualche esempio anche per queste funzioni:
// $a riceve il timestamp del 24/4/2003 alle 15.56.20
$a = mktime(15,56,20,4,24,2003); 
// $b sarà "24 Apr 03 - 15:56"
$b = date('d M y - H:i', $a); 
// timestamp delle ore 14 di 60 giorni dopo il 24/4/2003
$a = mktime(14,0,0,4,24+60,2003); 

$c = checkdate(5,1,2003);  // vero
$c = checkdate(19,7,2003); // falso (19 non è un mese)
$c = checkdate(4,31,2003); // falso (31 aprile non esiste)

Lezione21: Scrivere funzioni personalizzate

Come abbiamo detto nella lezione precedente, oltre alle numerosissime funzioni incorporate in PHP abbiamo la possibilità di definire delle funzioni che ci permettono di svolgere determinati compiti in diverse parti del nostro script, o, meglio ancora, in script diversi, semplicemente richiamando la porzione di codice relativa, alla quale avremo attribuito un nome che identifichi la funzione stessa. Vediamo quindi ora come definire una funzione, fermo restando che, al momento di eseguirla, la chiamata si svolge con le stesse modalità con cui vengono chiamate le funzioni incorporate del linguaggio.
Immaginiamo, facendo il solito esempio banale, di voler costruire una funzione che, dati tre numeri, ci restituisca il maggiore dei tre. Vediamo il codice relativo:
function il_maggiore($num1, $num2, $num3)
{ 
  if (! is_numeric($num1)) { return false; }
  if (! is_numeric($num2)) { return false; }
  if (! is_numeric($num3)) { return false; }
  
  if ($num1 > $num2)
  {
    if ($num1 > $num3)
    { 
      return $num1;
    } else {
      return $num3;
    }
  } 
  else 
  {
    if ($num2 > $num3) {
      return $num2;
    } else {
      return $num3;
    }
  }
} 
Come vediamo, la definizione della funzione avviene attraverso la parola chiave function, seguita dal nome che abbiamo individuato per la funzione, e dalle parentesi che contengono i parametri (o argomenti) che devono essere passati alla funzione. Di seguito, contenuto fra parentesi graffe, ci sarà il codice che viene eseguito ogni volta che la funzione viene richiamata. Il nome della funzione deve essere necessariamente univoco, questo significa che non è possibile definire due funzioni aventi lo stesso nome.
All'interno della funzione vediamo l'istruzione return; questa istruzione è molto importante, perchè termina la funzione (cioè restituisce il controllo allo script nel punto in cui la funzione è stata chiamata) e contemporaneamente determina anche il valore restituito dalla funzione. Nel nostro esempio, i tre dati ricevuti in input vengono controllati, uno dopo l'altro, per verificare che siano numerici: in caso negativo (il test infatti viene fatto facendo precedere la funzione is_numeric() dal simbolo "!" di negazione), la funzione termina immediatamente, restituendo il valore booleano false.
Una volta verificato che i tre valori sono numerici, vengono posti a confronto i primi due, e poi quello dei due che risulta maggiore viene posto a confronto col terzo, per ottenere così il maggiore dei tre, che viene infine restituito come risultato della funzione. Quando sarà il momento di eseguire questa funzione potremo quindi usare questo codice:
$a = 9;
$b = 8;
$c = 15;
$m = il_maggiore($a, $b, $c); // $m diventa 15
Avete visto che abbiamo chiamato la funzione usando dei nomi di variabile diversi da quelli usati nella funzione stessa: la funzione infatti usa $num1, $num2, $num3, mentre lo script che la richiama utilizza $a, $b, $c. È molto importante ricordare che non c'è nessuna relazione definita tra i nomi degli argomenti che la funzione utilizza e quelli che vengono indicati nella chiamata. Ciò che determina la corrispondenza fra gli argomenti è, infatti, semplicemente la posizione in cui vengono indicati: nel nostro caso, quindi, $a diventerà $num1 all'interno della funzione, $b diventerà $num2 e $c diventerà $num3.
Avremmo potuto richiamare la nostra funzione anche passando direttamente i valori interessati, senza utilizzare le variabili:
$m = il_maggiore(9, 8, 15); // $m diventa 15

/* $m diventa FALSE, perchè il terzo argomento non è numerico e quindi 
 * i controlli all'inizio della funzione bloccano l'esecuzione 
 */
$m = il_maggiore(9, 8, 'ciao'); 

Lezione22: Scope e argomenti facoltativi

Lo scope delle variabili

Passiamo ora ad un altro argomento molto importante, che è l'ambito (scope) delle variabili. Infatti, le variabili utilizzate in una funzione esistono solo all'interno della funzione stessa, mentre non sono definite nè per le altre funzioni nè nello script principale. Allo stesso modo, le variabili usate dallo script principale non vengono viste dalle funzioni. Questa è una caratteristica molto importante del linguaggio, perchè ci permette di definire le funzioni con la massima libertà nel dare i nomi alle variabili al loro interno, senza doverci preoccupare che nel nostro script (o in qualche altra funzione) ci siano variabili con lo stesso nome il cui valore potrebbe risultare alterato. Questo significa, per tornare all'esempio precedente, che se avessimo scritto print $num2 all'esterno della funzione il_maggiore(), non avremmo ottenuto alcun risultato, e anzi avremmo ricevuto un errore di tipo notice, in quanto la variabile $num2, in quell'ambito, non è definita.
Le variabili utilizzate all'interno di una funzione si chiamano variabili locali. Le variabili utilizzate dallo script principale, invece, sono dette variabili globali.
Normalmente, quindi, se una funzione ha bisogno di un certo dato, è sufficiente includerlo tra i parametri che le dovranno essere passati. Tuttavia, esiste una possibilità per consentire ad una funzione di vedere una variabile globale: si tratta di dichiararla attraverso l'istruzione global.
function stampa($var1, $var2) {
global $a;
print $a;
}
$a = 'ciao a tutti';
$b = 'buongiorno';
$c = 'arrivederci';
stampa($b, $c); 
Questo codice, dopo avere definito la funzione stampa(), assegna un valore a tre variabili globali: $a, $b e $c. Viene poi chiamata la funzione stampa(), passandole i valori di $b e $c, che nella funzione si chiamano $var1 e $var2 ma che al suo interno non vengono utilizzati. Viene invece dichiarata la variabile globale $a, che è valorizzata con la stringa 'ciao a tutti', e quindi questo è ciò che viene stampato a video dall'istruzione print. Se non ci fosse l'istruzione "global $a", la variabile $a risulterebbe non definita all'interno della funzione, e quindi la print genererebbe un errore.
Noi comunque sconsigliamo di utilizzare le variabili globali in questo modo, perchè fanno perdere chiarezza allo script e alla funzione stessa.
Termine della funzione e valore restituito. Abbiamo visto in precedenza che la funzione termina con l'istruzione return, la quale può anche essere utilizzata per restituire un valore. Nel caso in cui non sia scopo della funzione quello di restituire un valore, utilizzeremo semplicemente return. Viceversa, nel caso in cui volessimo restituire più di un valore, siccome la sintassi di PHP ci consente di restituire una sola variabile, potremo utilizzare un array. Vediamo un esempio, immaginando una funzione il cui scopo sia quello di ricevere un numero e di restituire il suo doppio, il suo triplo e il suo quintuplo:
function multipli($num) {
$doppio = $num * 2;
$triplo = $num * 3;
$quintuplo = $num * 5;
$ris = array($doppio, $triplo, $quintuplo);
return $ris;
} 
Con questo sistema siamo riusciti a restituire tre valori da una funzione, pur rispettando la sintassi che ne prevede uno solo. Ovviamente quando richiameremo la funzione dovremo sapere che il risultato riceverà un array:
$a = 7;
$mul = multipli($a); // $mul sarà un array a 3 elementi
Se ci interessa, possiamo anche usare un costrutto del linguaggio per distribuire immediatamente i tre valori su tre variabili distinte:
list($doppio, $triplo, $quintuplo) = multipli($a);
Il costrutto list() serve ad assegnare i valori di un array (quello indicato a destra dell'uguale) ad una serie di variabili che gli passiamo fra parentesi. Ovviamente è possibile utilizzarlo non solo per "raccogliere" il risultato di una funzione, ma con qualsiasi array:
$arr = array('Marco','Paolo','Luca');
list($primo, $secondo, $terzo) = $arr;
In questo caso, $primo prenderà il valore 'Marco', $secondo il valore 'Paolo', $terzo il valore 'Luca'.
Un'ulteriore precisazione: poco fa abbiamo detto che la funzione termina con l'istruzione return. In realtà ciò non è necessario: infatti, nel caso in cui non ci siano valori da restituire, possiamo anche omettere l'istruzione return, e l'esecuzione della funzione terminerà quando arriverà in fondo al codice relativo, restituendo il controllo allo script principale (o ad un'altra funzione che eventualmente l'ha chiamata).

Argomenti facoltativi

In determinate situazioni possiamo prevedere delle funzioni in cui non è obbligatorio che tutti gli argomenti previsti vengano passati al momento della chiamata. Abbiamo visto, infatti, nella lezione precedente, che alcune funzioni di PHP prevedono dei parametri facoltativi. La stessa cosa vale per le funzioni definite da noi: se infatti, al momento in cui definiamo le funzioni, prevediamo un valore di default per un certo parametro, quel parametro diventerà facoltativo in fase di chiamata della funzione, e, nel caso manchi, la funzione utilizzerà il valore di default.
Come esempio consideriamo una funzione che stampa i dati anagrafici di una persona:
function anagrafe($nome, $indirizzo, $cf='non disponibile') {
   print "Nome: $nome<br />";
   print "Indirizzo: $indirizzo<br />";
   print "Codice fiscale: $cf<br />";
}
Questa funzione prevede tre parametri in input, ma per il terzo è previsto un valore di default (la stringa 'non disponibile'). Quindi, se la funzione viene chiamata con soltanto due argomenti, la variabile $cf avrà proprio quel valore; se invece tutti e tre gli argomenti vengono indicati, il valore di default viene ignorato. Vediamo due esempi di chiamata di questa funzione:
anagrafe('Mario Rossi', 'via Roma 2', 'RSSMRA69S12A944X');
anagrafe('Paolo Verdi', 'via Parigi 9');
Nel primo caso otterremo questo output a video:
Nome: Mario Rossi
Indirizzo: via Roma 2
Codice fiscale: RSSMRA69S12A944X
Nel secondo caso:
Nome: Paolo Verdi
Indirizzo: via Parigi 9
Codice fiscale: non disponibile
Nella seconda occasione il codice fiscale non è stato passato, e la funzione ha utilizzato il valore di default.

Lezione23: Le variabili GET e POST

La principale peculiarità del web dinamico, come abbiamo detto all'inizio di questa guida, è la possibilità di variare i contenuti delle pagine in base alle richieste degli utenti. Questa possibilità si materializza attraverso i meccanismi che permettono agli utenti, oltre che di richiedere una pagina ad un web server, anche di specificare determinati parametri che saranno utilizzati dallo script PHP per determinare quali contenuti la pagina dovrà mostrare. Come esempio, possiamo immaginare una pagina il cui scopo è quello di visualizzare le caratteristiche di un dato prodotto, prelevandole da un database nel quale sono conservati i dati di un intero catalogo. Nel momento in cui si richiama la pagina, si dovrà specificare il codice del prodotto che deve essere visualizzato, per consentire allo script di prelevare dal database i dati di quel prodotto e mostrarli all'utente.
In alcuni casi, i dati che devono essere trasmessi allo script sono piuttosto numerosi: pensiamo ad esempio ad un modulo di registrazione per utenti, nel quale vengono indicati nome, cognome, indirizzo, telefono, casella e-mail ed altri dati personali. In questo caso lo script, dopo averli ricevuti, andrà a salvarli nel database.
In questa lezione non ci occuperemo di come vengono salvati o recuperati i dati da un database, ma del modo in cui PHP li riceve dall'utente. Esistono due sistemi per passare dati ad uno script: il metodo GET e il metodo POST.

Il metodo GET

Il metodo GET consiste nell'accodare i dati all'indirizzo della pagina richiesta, facendo seguire il nome della pagina da un punto interrogativo e dalle coppie nome/valore dei dati che ci interessano. Nome e valore sono separati da un segno di uguale. Le diverse coppie nome/valore sono separate dal segno '&'. Quindi, immaginando di avere la pagina prodotto.php che mostra le caratteristiche di un prodotto passandole il codice e la categoria del prodotto stesso, diciamo che, per visualizzare i dati del prodotto A7 della categoria 2, dovremo richiamare la pagina in questo modo:
<a href="prodotto.php?cod=a7&cat=2">
La stringa che si trova dopo il punto interrogativo, contenente nomi e valori dei parametri, viene detta query string. Quando la pagina prodotto.php viene richiamata in questo modo, essa avrà a disposizione, al suo interno, le variabili $_GET['cod'] (con valore 'a7') e $_GET['cat'] (con valore '2'). Infatti i valori contenuti nella query string vengono memorizzati da PHP nell'array $_GET, che è un array superglobale in quanto è disponibile anche all'interno delle funzioni.
Quindi, per tornare all'esempio del catalogo, possiamo immaginare di avere una pagina nella quale mostriamo una tabella con il nome di ogni prodotto su una riga, e, di fianco, il link che ci permette di visualizzare le caratteristiche di quel prodotto. In ogni riga, quindi, questo link richiamerà sempre la pagina prodotto.php, valorizzando ogni volta i diversi valori di 'cod' e 'cat'.

Il metodo POST

Il metodo POST viene utilizzato con i moduli: quando una pagina HTML contiene un tag <form>, uno dei suoi attributi è method, che può valere GET o POST. Se il metodo è GET, i dati vengono passati nella query string, come abbiamo visto prima. Se il metodo è POST, i dati vengono invece inviati in maniera da non essere direttamente visibili per l'utente, attraverso la richiesta HTTP che il browser invia al server.
I dati che vengono passati attraverso il metodo POST sono memorizzati nell'array $_POST. Anche questo array, come $_GET, è un array superglobale. Quindi, per fare un esempio attraverso un piccolo modulo:
<form action="elabora.php" method="post">
    <input type="text" name="nome">
    <input type="checkbox" name="nuovo" value="si">
    <input type="submit" name="submit" value="invia">
</form>
Questo modulo contiene semplicemente una casella di testo che si chiama 'nome' e una checkbox che si chiama 'nuovo', il cui valore è definito come 'sì'. Poi c'è il tasto che invia i dati, attraverso il metodo POST, alla pagina elabora.php.
Questa pagina si troverà a disposizione la variabile $_POST['nome'], contenente il valore che l'utente ha digitato nel campo di testo; inoltre, se è stata selezionata la checkbox, riceverà la variabile $_POST['nuovo'] con valore 'si'. Attenzione però: se la checkbox non viene selezionata dall'utente, la variabile corrispondente risulterà non definita.
Abbiamo visto quindi, brevemente, in che modo recuperare i dati che gli utenti ci possono trasmettere. C'è da dire che, modificando l'impostazione register_globals su php.ini, sarebbe possibile anche recuperare i dati in maniera più semplice. Infatti, se register_globals è attiva ('on'), oltre agli array visti sopra avremo anche delle variabili globali che contengono direttamente i valori corrispondenti. Ad esempio, nel primo esempio avremmo a disposizione la variabile $cod e la variabile $cat, nel secondo avremmo la variabile $nome e la variabile (eventuale) $nuovo. Fino a qualche tempo fa, erano in molti a lavorare in questo modo, perchè il valore di register_globals, di default, era attivo, e quindi buona parte dei programmatori PHP, soprattutto agli inizi, trovavano più naturale utilizzare il sistema più immediato.
A partire dalla versione 4.2.0 di PHP, fortunatamente, il valore di default di register_globals è stato cambiato in off, e gli sviluppatori di PHP sconsigliano di rimetterlo ad on per gravi problemi di sicurezza. Questo perchè, utilizzando gli array superglobali $_GET e $_POST, si rende il codice più chiaro e anche più sicuro. Se vi dovesse capitare di utilizzare degli script già fatti e doveste notare dei malfunzionamenti, potrebbe dipendere dal fatto che tali script utilizzano le variabili globali invece degli array superglobali, ed il vostro register_globals è a off.
Un'ultima annotazione: gli array $_GET e $_POST sono stati introdotti nella versione 4.1.0 di PHP. In precedenza, gli stessi valori venivano memorizzati negli array corrispondenti $HTTP_GET_VARS e $HTTP_POST_VARS, che però non erano superglobali. Questi array sono disponibili anche nelle versioni attuali di PHP, ma il loro uso è sconsigliato, ed è presumibile che in futuro scompariranno.
Le variabili superglobali definite automaticamente da PHP non permettono solamente di accedere ai parametri passati alla pagina, ma esistono variabili che permettono di accedere ad altri valori molto importanti.
La variabile $_SERVER contiene informazioni sul server corrente, recuperate attraverso Apache o estratte dagli header della pagina valorizzati dal browser dell'utente che sta navigando. Spesso i valori contenuti in questo array associativo vengono utilizzati per comprendere da dove proviene una richiesta, rilevare l'indirizzo IP che identifica il PC da cui l'utente è acceduto alla nostra pagina oppure conoscere il path di base dell'applicativo.
Le variabili $_COOKIE e $_SESSION (che verranno analizzate successivamente in modo più approfondito) contengono rispettivamente i valori dei cookie e delle sessioni valide per una determinata pagina. I valori vengono acceduti utilizzando come chiave il nome del cookie/sessione che si decide interrogare.
La variabile $_FILES è molto importante perchè contiene informazioni su tutti i file inviati alla pagina attraverso un form. L'array $_FILES ha una struttura che permette di recuperare (sempre attraverso il nome del parametro, come per le variabili $_POST e $_GET) il nome del file caricato, le sue dimensioni ed il nome del file temporaneo salvato su disco sul quale è possibile operare.

Lezione24: Mantenere lo stato: i cookie

Un cookie è una coppia chiave/valore avente una data di scadenza ed un dominio di validità che viene salvata sul PC dell'utente ed inviata (attraverso appositi header HTTP) ad ogni pagina dalla quale possa essere acceduta.
Grazie ai cookie è possibile identificare con buona sicurezza le credenziali di un utente che accede ad una pagina, oppure salvare dei dati per un successivo recupero. Per esempio si potrebbe salvare su un cookie un valore indicante l'ultima pagina visualizzata, in modo da occuparsi di ridirigere l'utente all'ultima pagina visualizzata nel momento in cui si connettesse nuovamente al nostro sito.
La creazione di un cookie è un'operazione molto semplice, che in PHP può essere effettuata utilizzando un'unica chiamata alla funzione setcookie(). Questa funzione accetta un numero variabile di parametri. Nell'ordine:
  • Il nome del cookie
  • Il valore del cookie, che dovrà essere necessariamente un valore scalare (intero o stringa, gli array non possono essere salvati direttamente)
  • Un numero indicante la data di scadenza del cookie. Nel caso questo numero sia 0 o non specificato, il cookie durerà fino a che l'utente non chiuderà il suo browser. Nel caso in cui il timestamp specificato risulti in una data precedente a quella attuale, il cookie viene cancellato
  • Il path di validità del cookie
  • Il dominio di validità del cookie
  • Un parametro boolean che indica se trasmettere il cookie solamente attraverso una connessione sicura HTTPS
I cookie creati sono disponibili solamente dalla pagina successiva alla loro creazione. 
Dato che la funzione setcookie() genera esplicitamente un header HTTP, è necessario che prima del suo utilizzo non sia stato stampato (usando echo, print o qualunque altro metodo di output) alcun valore, altrimenti verrà generato un errore. Anche una riga vuota all'inizio del file prima del tag di apertura PHP porterà alla generazione di questo errore.
Alcuni esempio di creazione di un cookie:
setcookie('prova_cookie', 'valore cookie', /* dura per un'ora */ time() + 3600);
setcookie('prova_2', 'ciao'); //cookie che dura fino a che l'utente non chiude il browser
Per cancellare un cookie è necessario utilizzare la stessa funzione specificando gli stessi parametri utilizzati in fase di creazione ma utilizzando una data di scadenza precedente a quella attuale.
setcookie('prova_cookie', '', time() - 3600);
Una volta creato un cookie il suo valore sarà accessibile attraverso $_COOKIE[$nome_cookie] nelle pagine successive a quella attuale, presupponendo che la data di scadenza non sia trascorsa e che siano rispettate le restrizioni di dominio e cartella.
È buona norma non creare troppi cookie, dato che i browser hanno un limite sia relativo ad uno specifico dominio che ad una specifica cartella. In caso fosse necessario mantenere molti valori, è preferibile salvarli su database o file e salvare nel cookie una chiave che ne permetta l'accesso nella pagine successive. I cookie sono facilmente recuperabili e leggibili, quindi è importante non salvare mai informazioni private o vitali, salvo previa criptazione.

Lezione25: Mantenere lo stato: le sessioni

Le sessioni permettono anch'esse di mantenere informazioni relative all'utente tra le varie pagine navigate, ma rispetto ai cookie danno la possibilità di salvare arbitrari tipi di dato (non solo stringhe e numeri) e, se PHP è impostato correttamente, di non preoccuparsi dell'identificazione dell'utente.
Quando un utente accede per la prima volta ad una pagina PHP impostata per creare una sessione, a questi viene associato un ID univoco che verrà utilizzato da PHP come chiave per recuperare l'array $_SESSION salvato specificamente per il determinato utente. L'ID è un codice univoco che, al momento della creazione della sessione, viene salvato automaticamente da PHP all'interno di un cookie oppure, se i cookie risultano disabilitati, accodato agli URL relativi generati dallo script PHP. 
In questo modo il programmatore può occuparsi solamente di inizializzare la sessione e salvare i propri dati. Ovviamente questo comportamento può essere controllato attraverso le impostazioni del file php.ini; potrebbe capitare quindi che il passaggio automatico dell'ID di sessione attraverso gli URL relativi non sia abilitato. In questo caso PHP ci viene incontro generando una costante chiamata SID che contiene la chiave di sessione preceduta dal nome. Basta accodare questa costante ai nostri URL per avere un sistema perfettamente funzionante.
L'inizializzazione di una sessione, come già accennato, viene fatta automaticamente da PHP. A noi basterà scrivere:
$_SESSION['nome'] = $valore;
per assicurarci che la variabile di sessione 'nome' abbia il valore assegnato, e che questo valore sia specifico per l'utente che ha appena eseguito la pagina che contiene il codice.
Non mi addentro nel dettaglio, e vi lascio alla lettura degli articoli di HTML.it, dedicati sia alle sessioni sia ai cookie, che trattano l'argomento in modo molto approfondito.
Le sessioni sono un argomento a prima vista molto semplice, ma spesso ci si trova in situazioni nelle quali è necessario controllare completamente il comportamento dei processi di salvataggio, lettura, creazione e distruzione delle sessioni. A questo scopo ci vengono in aiuto una serie di configurazioni del file php.ini ed una serie di funzioni aggiuntive che, anche se non tratterò in questa guida base, consiglio caldamente di studiare ed analizzare.

Lezione26: Accedere ai file

Uno degli aspetti fondamentali della programmazione è quello di poter accedere a fonti di dato esterne al fine di recuperare o salvare delle informazioni utili ai fini della nostra applicazione. PHP, come tutti i linguaggi di programmazione, fornisce una ricca libreria per l'accesso ai file ed alle risorse presenti sul server. Con l'avvento di PHP 5, è stato aggiunto anche il supporto a particolari tipi di risorse, chiamate stream, in modo che sia possibile accedere a qualunque tipo di fonte come se si stesse accedendo ad un file (un po' come accade in Linux, dove la maggior parte dei sistemi di input/output hardware possono essere letti e scritti come se fossero file).
Le operazioni principali sui file sono essenzialmente quelle di lettura, scrittura e posizionamento (PHP fornisce moltissime operazioni ausiliarie per gestire completamente i file, come operazioni per l'eliminazione e la prova d'esistenza, che analizzeremo in modo più approfondito in seguito). La maggior parte delle operazioni effettuate sui file avvengono applicando delle funzioni che accettano come parametro una risorsa che rappresenta il file. La risorsa (recuperata con fopen, come vedremo in seguito) è un tipo di dato speciale gestito internamente da PHP, che serve al motore del linguaggio di programmazione come indicativo per delle informazioni a basso livello richieste per il corretto funzionamento della libreria utilizzata.
Vediamo un piccolo esempio:
<?php

//Presuppongo che la directory corrente abbia i permessi corretti

$fp = fopen('prova.txt', 'w+'); //Apro il file prova.txt in lettura, lo creo se non esiste
fwrite($fp, ciao a tutti, come va?); //Scrivo una stringa sul file
fclose($fp); //Chiudo il file aperto precedentemente

?>
Il programma precedente è molto semplice: crea un file prova.txt, vi scrive dentro "ciao a tutti, come va?" e lo chiude. L'operazione di apertura di un file avviene attraverso la funzione fopen che accetta, nella sua forma base, due parametri: il primo rappresenta il percorso (path) del file sul quale vorremmo operare. Il secondo è una stringa che indica alla funzione quali sono le operazioni che si desiderano svolgere sul file. Per una lista dettagliata di queste rimando alla documentazione ufficiale, ma le più importanti sono:
  • 'r' Apre in sola lettura. Posiziona il puntatore all'inizio del file.
  • 'r+' Apre in lettura e scrittura. Posiziona il puntatore all'inizio del file.
  • 'w' Apre il file in sola scrittura. Posiziona il puntatore all'inizio del file e tronca il file alla lunghezza zero. Se il file non esiste, tenta di crearlo.
  • 'w+' Apre in lettura e scrittura. Posiziona il puntatore all'inizio del file e tronca il file alla lunghezza zero. Se il file non esiste, tenta di crearlo.
  • 'a' Apre in sola scrittura. Posiziona il puntatore alla fine del file. Se il file non esiste, tenta di crearlo.
  • 'a+' Apre in lettura e scrittura. Posiziona il puntatore alla fine del file. Se il file non esiste, tenta di crearlo.
Come è possibile notare dalla descrizione dei parametri elencati precedentemente, si fa riferimento al puntatore di un file. Il puntatore non è altro che un indicatore numerico che specifica la posizione attuale all'interno del file dalla quale verranno eseguite le operazioni richieste. Il posizionamento del puntatore avviene tramite la funzione fseek, che accetta come parametri la risorsa del file, un numero di byte, ed una costante che indica se il numero di byte è assoluto (SEEK_SET), se deve essere aggiunto alla posizione corrente (SEEK_CUR) oppure se deve essere aggiunto alla fine del file (SEEK_END).
Un semplice esempio per chiarire:
<?php

// Apro il file prova.txt in scrittura e lo riempio con 10 righe di testo
$fp = fopen(prova.txt, w+);
for($i = 0; $i < 10; ++$i)
{
   fwrite($fp, Stringa di prova numero .$i.\n);
}
fclose($fp);

// Ora apro il file in lettura, mi muovo al suo interno, e stampo parti di contenuto
$fp = fopen(prova.txt, r);
fseek($fp, 10, SEEK_SET); //Mi posiziono al 10° carattere
$prova = fread($fp, 20); //Leggo 20 caratteri partendo dalla posizione corrente
echo $prova;
echo "<br />";
echo "La posizione del puntatore all'interno del file è: ".ftell($fp);
fclose($fp);

?>
Nel codice precedente ho aperto in scrittura prova.txt e l'ho riempito un file con 10 righe di testo. Poi, dopo averlo chiuso, l'ho nuovamente aperto in lettura, ho spostato il puntatore di 10 posizioni, ho letto 20 caratteri con la funzione fread ed ho stampato la stringa letta seguita dalla nuova posizione del puntatore (10 + 20 = 30). La funzione ftell accetta solamente la risorsa rappresentante il file e restituisce la posizione del puntatore al suo interno, mentre la funzione fread accetta come secondo parametro il numero di byte da leggere. Dopo la lettura il puntatore verrà spostato del numero di byte specificato. Giocate un po' con queste funzioni per capirne il corretto funzionamento.

Lezione27: Utilizzare SQLite

Per molti anni PHP è stato affiancato al database MySQL. Possiamo quasi dire che la loro crescita è stata parallela ed ha portato grossi miglioramenti nel campo delle applicazioni web opensource. Per molto tempo quindi con PHP è stato fornito nativamente il supporto alle librerie per l'accesso a MySQL. Purtroppo il cambio di licenza di quest'ultimo ha obbligato gli sviluppatori a rimuovere il supporto nativo per MySQL (anche se la libreria è sempre in evoluzione e distribuita).
Al fine di aiutare comunque coloro che necessitano di un database ma hanno solamente accesso alla configurazione minima di PHP, gli sviluppatori hanno deciso di implementare nativamente il supporto ad un altro sistema di database: SQLite. Questo sistema, cui abbiamo dedicato un ampio approfondimento, si differenzia molto da MySQL dato che non si basa su un'architettura client server ed è stato sviluppato appositamente per permettere l'accesso molto veloce ai dati. I database creati sono contenuti in un unico file binario (possono anche essere creati database temporanei salvati in memoria) che può essere acceduto tramite le funzioni fornite dalla libreria per eseguirvi query SQL.
La libreria SQLite fornisce un'interfaccia sia ad oggetti sia procedurale. Dato che il compito di questa guida introduttiva non comprende la trattazione delle programmazione ad oggetti, ci occuperemo dell'interfaccia a funzioni. Per chi fosse interessato a MySQL rimandiamo alla guida 
Per operare su un database è necessario recuperare una risorsa (un po' come abbiamo visto precedentemente per i file) e lavorare su questa con delle funzioni apposite. La risorsa connessa ad un database può essere recuperata utilizzando sqlite_open:
$sq = sqlite_open("miodb.db", 0666, $sqlite_error);
Il primo parametro è il nome del file che conterrà i nostri dati (se non esiste verrà creato), il secondo indica i permessi da associare al database (attualmente il parametro viene ignorato da SQLite anche se l'impostazione consigliata è 0666) mentre il terzo conterrà eventualmente una stringa con il messaggio di errore eventualmente riscontrato durante l'apertura della fonte di dati. In caso sia andato tutto per il verso giusto, $sq conterrà la risorsa che ci permetterà di accedere al database miodb.db, altrimenti assumerà un valore nullo. Per questo motivo è sempre buona prassi controllare il valore restituito da sqlite_open prima di proseguire.
Per effettuare una query sul database possiamo utilizzare la funzione sqlite_query, ed analizzare il risultato eventualmente ottenuto (per esempio in caso di operazioni di selezione) attraverso sqlite_fetch_array. Un semplice esempio:
$sq = sqlite_open("miodb.db", 0666, $sqlite_error);
if(!$sq)
{
    die("Errore Sqlite: ".$sqlite_error);
}

sqlite_query($sq, "CREATE TABLE prova_tbl (campo varchar(10))");
for($i = 0; $i < 10; ++$i)

{
    sqlite_query($sq, "INSERT INTO prova_tbl VALUES ('Prova ".$i."')");
}

$result = sqlite_query($sq, "SELECT * FROM prova_tbl");
while($data = sqlite_fetch_array($result))

{
    echo $data['campo']."<br />";
}
sqlite_close($sq);
Nel codice precedente ci siamo connessi al database, abbiamo controllato che non ci fossero errori ed abbiamo eseguito delle query sulla risorsa recuperata. La prima query ha creato una tabella di nome prova_tbl con un campo di nome "campo"; la seconda, eseguita all'interno di un ciclo, si è occupata di inserire dieci valori nella tabella mentre la terza ha recuperato tutti questi valori. All'interno del ciclo while abbiamo recuperato una dopo l'altra le singole righe selezionate ed abbiamo stampato i valori del campo "campo". Come possiamo notare la funzione sqlite_fetch_array restituisce la prossima riga selezionata oppure FALSE nel caso in cui quella precedente fosse l'ultima.
Come è stato possibile notare da questa breve introduzione, SQLite si comporta in modo molto simile ad un database relazionale, con la differenza che non opera in un'architettura client / server e permette l'esecuzione di query molto semplici e compatte.
Una funzionalità molto interessante della libreria, che mi sento di dover trattare prima di chiudere, è quella che permette di registrare delle funzioni PHP da richiamare all'interno delle proprie query SQL. Vediamo un semplice esempio:
function trim_upper($string)
{
   return strtoupper(trim($string));
}

$sq = sqlite_open("miodb.db", 0666, $sqlite_error);
if(!$sq)
{
   die("Errore Sqlite: ".$sqlite_error);
}

sqlite_create_function($sq, "trimup", "trim_upper", 1);
$result = sqlite_query($sq, "SELECT trimup(campo) AS campo FROM prova_tbl");
while($data = sqlite_fetch_array($result))
{
   echo $data['campo']."<br />";
}
sqlite_close($sq);
Il codice accede al database che abbiamo creato precedentemente e recupera tutte le righe applicando direttamente da SQL la funzione trim_upper (che elimina gli spazi all'inizio ed alla fine e rende la stringa maiuscola) al campo selezionato. La funzione viene registrata attraverso sqlite_create_function che accetta come parametri la risorsa rappresentante il database, il nome da utilizzare all'interno dell'SQL per richiamare la funzione passata come terzo argomento ed infine il numero di parametri accettati. Grazie a questa interessante funzionalità si può estendere il linguaggio SQL utilizzato da SQLite con un insieme di funzioni adatte a compiere le operazioni più ripetitive sui dati, al fine di rendere il codice più ordinato e pulito.

Lezione28: Interrogare database MySQL

In PHP 5 abbiamo diverse soluzioni per connetterci ai database. Uno dei database più utilizzati in ambito opensource è sicuramente MySQL, che conta dalla sua una larga schiera di sviluppatori e supporters. In PHP 5 possiamo accedere a MySQL attraverso i layer di astrazione distribuiti nella release standard (PDO ed SDO), ma anche utilizzando la libreria mysql (quella utilizzata anche nella versione precedente di PHP) e la nuova libreria mysqli che fornisce un supporto più completo al linguaggio ed espone un'interfaccia ad oggetti.
Date lo modifiche apportate al linguaggio che puntano a muovere il paradigma di programmazione tipico di PHP da strutturato ad oggetti, mi pare una buona scelta imparare a conoscere la libreria mysqli utilizzando la sua interfaccia a classi piuttosto che basarsi sull'approccio a funzioni.
La connessione ad un database mysql prevede la creazione di un oggetto mysqli tramite il quale effettueremo le nostre operazioni di interrogazione e gestione del database:
<?php
$mysqli = new mysqli('host', 'username', 'password', 'dbname');
// ... eseguiamo le nostre operazioni ...
$mysqli->close();
?>
Una volta istanziato un oggetto mysqli possiamo operare su di esso:
<?php
// ... connessione

$mysqli->autocommit(true);
$mysqli->query("
CREATE TABLE test (
id INT UNSIGNED AUTO_INCREMENT NOT NULL,
title VARCHAR(32) NOT NULL,
content TEXT NOT NULL,
PRIMARY KEY(id)
);
");

// Inseriamo qualche informazione

for($i = 0; $i < 1000; ++$i)

{
$query = sprintf("INSERT INTO test (title, content) VALUES ('%s', '%s')", "Titolo ".$i, "Contenuto di prova ".$i);
$mysqli->query($query);
}


// Selezioniamo e stampiamo le righe inserite

$result = $mysqli->query("SELECT * FROM test", MYSQLI_USE_RESULT);

while($row = $result->fetch_assoc())

{
printf("<h3>%s</h3><p>%s</p><hr />", $row['title'], $row['content']);
}

$result->close();

// ....

?>
I metodi utilizzati nell'esempio precedente sono i seguenti:
  • void autocommit(bool): permette di impostare l'oggetto in modo che richiami automaticamente il metodo commit() dopo aver effettuato una query. In caso sia impostato a false e si stia operando su tabelle che supportano le transizioni, è necessario richiamare commit manualmente per applicare le modifiche apportate dalle query;
  • mixed query(string[, int]): esegue una query SQL sul database utilizzato. Il risultato restituito dipende dalla tipologia di query eseguita: nel caso la query SELECT, SHOW, EXPLAIN o DESCRIBE viene restituito un oggetto (di cui analizzeremo le proprietà successivamente) altrimenti viene restituito true in caso di query eseguita correttamente, false in caso contrario. Il secondo parametro passato al metodo può essere la costante MYSQLI_USE_RESULT o MYSQLI_STORE_RESULT: la seconda è quella impostata di default e viene utilizzata per effettuare il buffering dei dati recuperati attraverso la query; invece nel caso si utilizzi la prima costante i dati non sono bufferizzati;
Come accennato le chiamate al metodo query possono restituire un oggetto nel caso in cui la query eseguita preveda un risultato diverso dalle informazioni sulla sua corretta esecuzione. Questo oggetto è un'istanza della classe mysqli_result, ed espone metodi per iterare sui risultati. Vediamo i più interessanti:
  • proprietà num_rows: restituisce il numero delle righe contenute nel buffer o nel risultato SQL;
  • array fetch_assoc(): restituisce il successivo risultato sotto forma di un array avente come chiavi i nomi dei campi recuperati e come valori i rispettivi valori. In caso l'iterazione sia terminata viene restituito NULL;
  • array fetch_row(): opera come fetch_assoc ma utilizza indici numerici per identificare i risultati;
  • array fetch_array(): restituisce un array che contiene sia indici numerici che stringhe per recuperare i valori;
  • object fetch_field(): restituisce un oggetto che contiene le informazioni sui campi recuperati dalla query;
Nel caso si utilizzi fetch_field l'oggetto restituito espone le seguenti proprietà:
  • name: il nome della colonna;
  • orgname: il nome originale della colonna nel caso sia stato specificato un alias;
  • table: il nome della tabella a cui appartiene il campo, a meno che questo non sia calcolato (come nel caso di "SELECT (1+1) AS test" per esempio);
  • orgtable: il nome originale della tabella nel caso in cui sia stato specificato un alias;
    def: il valore di default di questo campo, rappresentato come una stringa;
  • max_length: la lunghezza massima del campo;
  • flags: un intero che rappresenta i flag associati al campo;
  • type: il tipo di dato utilizzato per il campo;
  • decimals: il numero di decimali utilizzati (solo nel caso di campi numerici);

Prepared statement

Dopo questa introduzione, possiamo passare ad analizzare uno degli aspetti più interessanti della libreria mysqli, i prepared statement. Normalmente quando il database esegue una query, effettua prima una compilazione di quest'ultima e poi esegue il codice compilato. Questa operazione viene normalmente effettuata ogni volta che una query viene eseguita, anche nel caso di chiamate successive a query molto simili. I prepared statement permettono di precompilare una query lasciando dei campi variabili: quando la query dovrà essere eseguita potranno essere assegnati solo questi campi e non si dovrà procedere con l'intera compilazione, guadagnando molto in performance.
Vediamo come si prepara ed utilizza un prepared statement:
<?php

// ... connessione

$search = '';

$stmt = $mysqli->prepare("SELECT id, title FROM test WHERE title LIKE ?");

$stmt->bind_param('s', $search);

for($i = 0; $i < 5; ++$i)

{
$search = '%'.$i.'%';
$stmt->execute();
$stmt->bind_result($id, $title);
echo "<h3>",$i,"</h3>";
while($stmt->fetch())

{
printf("<strong>%d</strong><span>%s</span><br />", $id, $title);
}
$stmt->free_result();
}

$stmt->close()

// ...

?>
Utilizzando il metodo prepare dell'oggetto mysqli possiamo creare un prepared statement, rappresentato da un'istanza della classe mysqli_stmt. La query passata come argomento può contenere una serie di punti di domanda nei posti in cui successivamente inseriremo i valori. I punti di domanda possono essere inseriti solamente nelle posizioni in cui la query SQL si aspetterebbe dei valori (come quelli degli INSERT, gli assegnamenti di UPDATE o i valori delle condizioni della clausola WHERE). Una volta preparato l'oggetto possiamo operarvi utilizzando i suoi metodi:
  • void bind_param(string, ...): associa una o più variabili ai singoli placeholder specificati nella query precompilata. Il primo argomento è una stringa di cui ogni singolo carattere rappresenta il tipo di dato in cui convertire i valori contenuti nelle variabili connesse. I caratteri utilizzabili sono i per gli interi, d per i double, s per le stringhe e b per i blob. I restanti parametri sono i nomi delle variabili che vogliamo connettere.
  • bool execute(): esegue un prepared statement salvando gli eventuali risultati recuperati in un buffer interno ed estraendo i valori dei placeholder dalle variabili connesse;
  • void bind_result(...): associa i singoli campi recuperati dalla query a delle variabili. I valori di queste variabili saranno aggiornati ad ogni chiamata effettuata al metodo fetch;
  • bool fetch(): passa al record successivo assegnando i valori dei campi recuperati alle variabili connesse. Se non c'è alcun record restituisce false;

Lezione29: La configurazione di PHP

Come molti altri strumenti di sviluppo PHP può essere configurato attraverso un file di configurazione che definisce e guida il comportamento delle zend engine e delle sue estensioni. Le proprietà di configurazione possono essere assegnate e modificate in vari modi, che analizziamo brevemente; va anticipato che alcune proprietà possono essere modificate solamente in alcuni contesti, solitamente per motivi di sicurezza.
La prima soluzione è apportare manualmente le modifiche al file php.ini presente nella directory di configurazione di PHP. Ogni volta che si apportano modifiche a questo file è necessario riavviare l'interprete (solitamente riavviando il webserver di supporto) e spesso il file, per motivi di sicurezza, risulta protetto da modifiche da parte degli utenti che usufruiscono di servizi hosting.
Il formato del file di configurazione di PHP è molto semplice e segue gli standard utilizzati da altri strumenti opensource:
  • Vengono saltate tutte le righe vuote o precedute da un punto e virgola;
  • Le proprietà sono definite da una serie di caratteri senza spazi;
  • Ogni riga definisce un'operazione di assegnamento (utilizzando l'operatore uguale);
  • I valori possono essere numeri, costanti interne, stringhe o altre espressioni valide interpretate dal motore;
La seconda soluzione possibile, optabile solamente nel caso in cui PHP giri come modulo del webserver Apache, è sfruttare gli strumenti di configurazione del webserver stesso per modificare il comportamento di PHP. Attraverso la direttiva php_flag possiamo impostare ad On o Off i valori di una variabile di configurazione di PHP; in caso i valori di una variabile siano valori differenti dal booleano è possibile utilizzare php_value:
php_value error_reporting E_ALL
php_flag register_globals Off
Se il webserver e PHP sono preconfigurati correttamente, le direttive possono essere specificate sia in un file .htaccess che all'interno del file http.conf, magari sfruttando la possibilità di definire comandi in base alla directory.
L'ultima opzione possibile è quella di modificare i valori direttamente all'interno del proprio codice PHP sfruttando la funzione ini_set (con ini_get possiamo recuperare i valori assegnati o specificati con i parametri di configurazione):
<?php
ini_set('include_path', ini_get('include_path').':../includes:');
?>
Ovviamente alcune direttive non ha senso siano impostate all'interno del codice, come ad esempio quelle che operano sui dati in ingresso.
Vediamo ora alcuni parametri di configurazione che controllano il comportamento del motore di PHP:
allow_call_time_pass_reference(boolean): Abilita o meno la possibilità di forzare gli argomenti delle funzioni ad essere passati per riferimento. Questo parametro è deprecato e potrebbe non essere più supportato nelle versioni future di PHP/Zend. Si incoraggia il metodo di specificare quale parametro debba essere passato per riferimento al momento della dichiarazione della funzione. Si suggerisce di impostare l'opzione a off per essere certi che lo script funzioni correttamente con questa impostazione, in modo da predisporsi ad eventuali modifiche future del linguaggio (si riceverà un warning ogni volta che si utilizza questa opzione e i valori saranno passati per valore anzichè per riferimento). Passare i valori per riferimento al momento della chiamata della funzione viene sconsigliato per motivi di chiarezza del codice. La funzione può modificare il parametro in modo non previsto se non indica questo come passato per riferimento. Per evitare effetti secondari inattesi, è meglio indicare soltanto al momento della dichiarazione della funzione quali parametri saranno passati per riferimento.
short_open_tag(boolean): Indica se abilitare o meno la forma abbreviata dei tag di apertura del PHP (<? ?>). Se si desidera utilizzare il PHP in combinazione con l'XML, occorre disabilitare questa opzione per potere abilitare la riga <?xml ?>. In alternativa occorre stampare il testo con il PHP, ad esempio: <?php echo '<?xml version="1.0"'; ?>. Inoltre, se disabilitato, occorre utilizzare la versione lunga dei tag di apertura del PHP (<?php ?>). Questo parametro influisce anche su <?=, la quale è identica a <? echo. L'uso di questa abbreviazione richiede l'abilitazione di short_open_tag. È ormai buona norma disabilitare la forma abbreviata ed utilizzare quella estesa, quindi è consigliabile impostare a Off questo valore.
- memory_limit(integer): Questo parametro imposta la dimensione massima in byte di memoria occupabile dallo script. Questo aiuta a impedire che script scritti male utilizzino tutta la memoria del server. Per potere utilizzare questo parametro occorre abilitarlo al momento della compilazione. Pertanto occorrerà includere nella configurazione la linea: --enable-memory-limit. Si noti che occorre impostare il parametro a -1 se non si desidera impostare limiti di memoria.
post_max_size(integer): Imposta la dimensione massima dei dati post. Questa impostazione influenza anche gli upload dei file. Per permettere upload di file di grandi dimensioni, il valore impostato deve essere maggiore di upload_max_filesize. Anche il limite di memoria, memory_limit, se abilitato, può limitare gli upload di file. In termini generali memory_limit dovrebbe essere maggiore di post_max_size. Il valore assegnabile è soggetto alle regole sintattiche del file PHP.ini, quindi è possibile utilizzare delle abbreviazioni per specificare megabyte o gigabyte di dati: 20M o 1G. Se la dimensione dei dati post è maggiore di post_max_size, le variabili superglobale $_POST e $_FILES sono vuote. Questo può essere rilevato in diversi modi, ad esempio passando una variabile $_GET allo script che processa i dati, tipo <form action="edit.php?processed=1">, e verificare se $_GET['processed'] è impostata.
include_path(string): Elenco di directory in cui le funzioni require(), include() e fopen_with_path() cercheranno i files. Il formato è tipo la variabile d'ambiente PATH: una lista di directory separate da due punti in Unix, punto e virgola in Widnows. L'uso di . nel percorso di include indica, negli include relativi, la directory corrente.
extension_dir(string): Directory in cui il PHP cerca i moduli caricabili dinamicamente.
extension(string): Specifica quale modulo dinamico caricare quando viene avviato l'interprete PHP;
upload_tmp_dir(string): Directory temporanea utilizzata per il transito dei file durante l'upload. Deve avere i permessi di scrittura per gli utenti utilizzati dal PHP per girare. Se non indicata il PHP utilizzerà il default di sistema.
upload_max_filesize(integer): La dimensione massima di un file inviato. Il valore assegnabile è soggetto alle regole sintattiche del file PHP.ini, quindi è possibile utilizzare delle abbreviazioni per specificare megabyte o gigabyte di dati: 20M o 1G.
Alcune volte potrebbe capitare di dover specificare opzioni relative alle singole estensioni utilizzate all'interno dell'interprete PHP. Quando una proprietà è specifica di un determinato contesto questa viene preceduta dal nome che identifica questo contesto seguito da un punto. Vediamo alcune delle direttive contestuali utili:
output_buffering(boolean): è possibile abilitare il buffering automatico dell'output per tutti i file settando la direttiva ad On. È possibile anche limitare le dimensioni del buffer ad una dimensione predefinita, impostando la proprietà ad un intero;
output_handler(string): è possibile inviare tutto l'output bufferizzato ad una funzione che si occupi di effettuarne delle trasformazioni. La direttiva output_handler permette di specificare il nome della funzione da utilizzare di default prima di restituire l'output. Per esempio è possibile impostare il valore a ob_gzhandler per comprimere l'output, oppure a mb_output_handler per modificare automaticamente la codifica dei dati in uscita;
SMTP(string): Usato solo sotto Windows: Nome DNS o indirizzo IP del server SMTP che PHP deve usare per spedire posta elettronica con la funzione mail();
smtp_port(int): Usato solo sotto Windows: Numero della porta del server specificato da SMTP al quale connettersi quando si inviano email usando mail(); il valore predefinito è 25.
sendmail_from(string): Quale campo "From:" devono avere i messaggi inviati da PHP sotto Windows.
sendmail_path(string): Dove trovare il programma sendmail, solitamente /usr/sbin/sendmail oppure /usr/lib/sendmail. configure cerca di trovare il file e lo imposta di default, ma se non riesce a localizzarlo, lo si può impostare qui. I sistemi che non usano sendmail devono impostare questa direttiva al wrapper che i rispettivi sistemi di posta offrono, se esistenti. Per esempio, gli utenti di Qmail possono normalmente impostarla a /var/qmail/bin/sendmail o /var/qmail/bin/qmail-inject. qmail-inject non necessita di nessuna opzione al fine di processare correttamente la mail. Questi parametri funzionano anche su Windows. Se si impostate smtp, smtp_port e sendmail_from saranno ignorate e verrà eseguito il comando indicato.
Vi sono moltissime altre proprietà con le quali è possibile ottenere un ottimo controllo del comportamento del motore di PHP, quindi è sempre buona norma consultare la documentazione ufficiale per comprendere come controllare le tecnologie che si intende utilizzare.

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